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Immaginiamo una scena che potrebbe accadere domani mattina, in qualsiasi ufficio di marketing di Pechino o Milano. Alfio Lee Chen Satariano, milanese italo-cinese di seconda generazione e consulente pubblicitario, ha un'idea tanto assurda quanto geniale per lanciare una nuova app di foto-ritocco: farla benedire da un monaco buddhista. L'app diventa un fenomeno virale, condivisa da milioni di utenti con fervore religioso. Ma presto la situazione sfugge di mano: la gente inizia a "consacrare" di tutto, dai selfie alle pubblicità, e il marketing si trasforma in una nuova forma di culto digitale. Questa scena, liberamente ispirata al racconto "Buddhagram" di Chen Qiufan (con qualche variazione per renderla più vicina a noi), ci porta nel cuore del problema contemporaneo: cosa succede quando la tecnologia diventa una religione e gli algoritmi i nostri nuovi sacerdoti?


Il tao delle macchine ribelli

Chen Qiufan, il "William Gibson cinese", ha capito qualcosa che sfugge a molti tecnoentusiasti occidentali: la Cina odierna vive un'ibridazione continua tra buddhismo e capitalismo, tradizione e innovazione. Nei suoi racconti - raccolti in antologie come "Nebula", "L'eterno addio" e la recente "Il tao delle macchine" - esplora futures possibili dove la tecnologia può replicare pensieri, ricordi e sensazioni, ma solleva inquietanti domande sull'identità umana.

La fantascienza cinese contemporanea non è utopia tecnologica né distopia cyberpunk. È qualcosa di più sottile e pericoloso: realismo fantascientifico. Eventi possibili che potrebbero accadere nel nostro mondo nell'arco di pochi anni, dove la linea tra progresso e controllo sociale si assottiglia fino a sparire.

Anarres incontra Pechino

Se Ursula K. Le Guin immaginava l'anarchismo di Anarres come società senza gerarchie ma organizzata, Chen Qiufan ci mostra cosa accade quando le tecnologie anarchiche cadono nelle mani del capitalismo di sorveglianza. Su Anarres non esistevano smartphone perché non ce n'era bisogno - l'informazione circolava liberamente attraverso reti umane basate sulla fiducia reciproca. Nella Cina di Chen Qiufan, invece, la scienza è diventata la nuova religione, con intelligenze artificiali e algoritmi che hanno sostituito dei e papi.

Ma qui emerge il paradosso cruciale della nostra epoca: gli strumenti più potenti per l'organizzazione anarchica - reti decentralizzate, condivisione peer-to-peer, intelligenza collettiva - sono gli stessi che permettono forme di controllo senza precedenti. È la stessa dinamica che troviamo nei racconti di Chen Qiufan: dai robot-idol venerati da fan solitari alle silenziose ribellioni contro superintelligenze elettroniche.

L'ecointelligenza contro l'algoritmo coloniale

Felix Guattari aveva intuito tutto questo decenni prima, quando parlava di "ecologia mentale" e della necessità di abitare ambienti cognitivi ibridi senza perdere la propria autonomia. L'ecointelligenza non è solo sostenibilità ambientale: è la capacità di mantenere biodiversità cognitiva in un mondo che spinge verso l'omologazione algoritmica.

Chen Qiufan lo dimostra magistralmente in "Buddhagram": quando un'app di benedizioni digitali si diffonde viralmente, non crea comunità spirituali ma dipendenze tecnologiche. Il problema non è la tecnologia in sé, ma chi la controlla e secondo quali logiche viene progettata.

Le dashboard che monitoriamo ogni giorno - dai social media ai sistemi di delivery, dalle app di dating ai portali bancari - non sono neutrali. Incorporano visioni del mondo, rapporti di potere, gerarchie invisibili. Come scrive Chen Qiufan, "senza diffidenza e raziocinio, le persone diventano cieche e credulone".

Tre principi per tecnologie libertarie

Dalla lezione di Le Guin e dalle intuizioni di Chen Qiufan possiamo estrarre tre principi fondamentali per costruire tecnologie veramente libertarie:

  1. Trasparenza radicale: ogni algoritmo deve essere ispezionabile. Se non capiamo come funziona un sistema, non possiamo controllarlo. Gli abitanti di Anarres non accettavano tecnologie "scatola nera" - e noi dovremmo fare lo stesso.
  2. Controllo distribuito: nessuna piattaforma dovrebbe concentrare potere decisionale. I sistemi devono essere progettati per resistere alla cattura da parte di oligopoli tecnologici, governi autoritari o corporazioni estrattive.
  3. Biodiversità algoritmica: contro l'omologazione degli algoritmi di raccomandazione, dobbiamo sviluppare ecosistemi informatici diversificati. Come negli ecosistemi naturali, la diversità è resilienza.

Il futuro che stiamo costruendo adesso

I racconti cinesi ci mostrano scenari che "non sono più solo il frutto della fantasia, ma il nostro futuro imminente". Dalla Cina arriva un messaggio chiaro: il futuro non è predeterminato, ma è il risultato delle scelte tecnologiche che facciamo oggi.

Ogni volta che installiamo un'app, ogni volta che accettiamo i termini di servizio, ogni volta che condividiamo i nostri dati, stiamo votando per il tipo di società che vogliamo. La domanda non è se la tecnologia cambierà il mondo - l'ha già fatto. La domanda è: la cambierà in direzione libertaria o autoritaria?

Gil Scott-Heron diceva che "the revolution will not be televised". Aveva ragione, ma non aveva previsto che sarebbe stata dashboardata. Ogni lotta politica contemporanea passa attraverso i dati - dalle campagne elettorali ai movimenti sociali, dalla gestione delle pandemie alle proteste climatiche. Non possiamo lasciare dashboard e algoritmi solo ai manager e ai tecnocrati.

Come gli anarchici di Anarres, dobbiamo imparare a costruire i nostri sistemi nervosi collettivi. Come i personaggi di Chen Qiufan, dobbiamo restare vigili sui rischi dell'ibridazione tecnologica. Come suggeriva Guattari, dobbiamo coltivare ecologie mentali che resistano alla colonizzazione algoritmica.

La rivoluzione del ventunesimo secolo non si farà con le armi ma con i codici. Non nei parlamenti ma nelle piattaforme. Non contro le macchine ma insieme alle macchine giuste.

Su Anarres avevano capito che la tecnologia non è mai neutrale: è sempre progettata da qualcuno, per qualcuno, contro qualcun altro. La domanda anarchica fondamentale resta: da che parte stiamo costruendo?


StultiferaBiblio

  • Liu Cixin (Autore), Chen Qiufan (Autore), Xia Jia (Autore), Wu Yan (Autore), Gabriella Goria (Autore), Alessandra Cristallini (Autore), Francesco Verso (a cura di), Eugenia Ponzo (Illustratore), Chiara Cigarini (Traduttore), Nebula: Fantascienza contemporanea cinese Editions Mincione, 2017,

Pubblicato il 03 settembre 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto