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'Interfaccia uomo-macchina', 'interazione umani-intelligenza artificiale', ''co-evoluzione umani-intelligenze artificiali'. Ci si trova a leggere sempre più spesso a leggere simili definizioni.
Possiamo intenderne il senso attraverso il concetto di 'accoppiamento strutturale' proposto da Humberto Maturana, neurofisiologo e filosofo.
Si dà un accoppiamento quando due sistemi, pur mantenendo la propria identità,“si modificano in conseguenza di interazioni”.
Maturana non si limita a proporre una definizione formale. Ci invita a leggere ilo concetto di 'accoppiamento strutturale' attraverso una metafora: l'accoppiamento strutturale è l'adattamento reciproco tra un piede e una scarpa.
L'essere umano è rappresentato dal suo piede; la macchina è rappresentata dalla scarpa.
Possiamo dire: piede e scarpa si adattano reciprocamente.
Ma dobbiamo aggiungere: noi umani viviamo l'esperienza dell'accoppiamento strutturale con la scarpa dal punto di vista di umani dotati di piedi.
Per camminare servono scarpe comode. La miglior scarpa è la scarpa vecchia.
La scarpa-macchina che garantisce a noi umani il più efficace accoppiamento strutturale è la scarpa vecchia.
Ma la metafora ci spinge a sospettare: lo scopo per il quale è progettata la scarpa-macchina-intelligenza-artificiale è imporre il modo di camminare.

1. Interfaccia uomo-macchina, interazione umani-intelligenza artificiale, co-evoluzione umani-intelligenze artificiali. Ci si trova a leggere sempre più spesso a leggere simili definizioni.

2. Ma restano diversi interrogativi aperti.

L'evidenza della relazione umani-macchine non rimuove, né rende irrilevanti, le differenze tra umani e macchine.

Inoltre, non va sminuito, né in nessun modo nascosto o trascurato, il fatto che io che scrivo e che tento di descrivere la relazione umani-macchina sono un essere umano.

E ancora, va tenuto conto di come complessità della natura e la stessa complessità umana vanno oltre ciò che è descrivibile con strumenti logico-formali; oltre ciò che è descrivibile con esattezza matematica; oltre ciò che è descrivibile con mezzi computazionali.

3. Può un osservatore esterno comprendere e descrivere formalmente il modo in cui, io, o tu, nel nostro agire pratico quotidiano, stiamo in relazione con la macchina?

Come si evolve nel tempo, come migliora o peggiora, e -se possibile- come si stabilizza, la relazione tra un umano e una macchina digitale?

4. Nel tentare di rispondere a queste domande, la via più sensata consiste nel risalire a concetti proposti dalla teoria generale dei sistemi e dalla cibernetica.

Il concetto più solido e promettente sul quale appoggiare una seria riflessione sulla relazione tra umani e macchine sembra essere l'accoppiamento strutturale, cosi come è definito da Humberto Maturana, rinomato neurofisiologo, e filosofo (e con lui dal suo allievo Francisco Varela).

5. Si dà un accoppiamento quando due sistemi, pur mantenendo la propria identità, “si modificano in conseguenza di interazioni”.

“Interazioni ricorrenti e ricorsive producono un accoppiamento strutturale”. Ricorrente: ripetuto nel tempo. Ricorsivo: riferito a sé stesso, modificante sé stesso.

Maturana parla di 'sistemi', o 'organizzazioni'. Possiamo anche dire: 'enti'.

Ci imbattiamo qui in uno scoglio.

Maturana guarda all''essere vivente', 'être vivant', 'ser vivo', 'living being', 'Lebewesen', 'ens vivum'.

Quindi mi domando e vi domando: possiamo considerare la macchina un 'ens vivum'?

Sono propenso a rispondere: no. La macchina non è un essere vivente.

Ma potremmo anche essere disposto ad accettare una discussione sulla base dell'assunto: 'la macchina è viva in modo differente...', purché seguissimo Maturana quando ci ricorda che "non esiste possibilità di vedere dall'esterno quello che si vuole spiegare”.

Non esiste, epistemologicamente, la possibilità di una visione super partes. Ciò che vediamo è ciò di cui stiamo facendo esperienza.

6. Maturana non si è limitato a descrivere l'accoppiamento strutturale in modo scientifico e filosofico.

Invitato a spiegare il concetto, ha proposto una metafora illuminante.

Dove non bastano i linguaggi logico-formali, ci soccorre la pura narrazione.

Dice Maturana: l'accoppiamento strutturale è l'adattamento reciproco tra un piede e una scarpa.

7. Dunque: nella metafora proposta da Maturana l'essere umano è rappresentato dal suo piede; la macchina è rappresentata dalla scarpa.

Possiamo dire: piede e scarpa si adattano reciprocamente.

Ma dobbiamo aggiungere: noi umani viviamo l'esperienza dell'accoppiamento strutturale con la scarpa dal punto di vista di umani dotati di piedi.

8. Con la metafora del piede e della scarpa Maturana ci suggerisce una precisa epistemologia 'esperienziale', 'sperimentale': osservo me stesso mentre camminando adatto la scarpa al mio piede; osservo come l'adattamento della scarpa al mio piede mi permette di camminare.

9. La nostra esperienza ci dice che la scarpa non cammina da sola.

La nostra esperienza del camminare ci dice anche che se qualcuno costruisse una scarpa che cammina da sola, ci chiederemmo: a cosa serve?

10. Viviamo in prima persona, in carne propria, il faticoso adattamento della scarpa al nostro piede.

Possiamo anche ben dire, in ogni istante: non sono obbligato a continuare ad usare questa scarpa; questa scarpa me la tolgo; la butto via.

All'inizio sta l'essere a piedi nudi; e resta sempre la possibilità di camminare a piedi nudi. E possiamo sempre scegliere di indossare un'altra scarpa.

11. Maturana usa in più occasioni la metafora del piede e della scarpa.

Ma è significativo notare che in molte occasioni non si limita a parlare di scarpa: parla di scarpa vecchia.

12. Siamo noi umani a dover camminare, e conosciamo bene le difficoltà del camminare.

Servono scarpe comode. Per questo la miglior scarpa è la scarpa vecchia.

La scarpa vecchia è la scarpa ormai adattata al piede.

13. Parole con le quali gli 'esperti' -tecnici, scienziati, filosofi- tentano di giustificare la pretesa di imporre scarpe ed il modo di usarle: Usability, User Experience, affordance

14. Parola con le quali gli 'esperti' tentano di escludere dalla scena l'umana esperienza che si rinnova istante dopo istante, per sostituirla con una categorie astratta buone per render invisibili e irrilevanti le differenze tra 'umano' e 'macchina': Agency.

15. Parole con le quali gli 'esperti' tentano di sminuire il significato di 'essere umano', ed allo stesso tempo tentano di prendere le distanze dal loro 'essere umani': Naïve anthropocentrism, anthropomorphism, speciesism, post-humanistic and neo-materialistic perspective, more-than-human anthropology and body-phenomenology’.

16. Se non vi siete mai imbattuti in queste parole, meglio per voi. Se vi è capitato di leggerle, potete ben intenderle alla luce della metafora del piede e della scarpa vecchia.

17. La scarpa-macchina che garantisce a noi umani il più efficace accoppiamento strutturale è la scarpa vecchia.

Ma la metafora ci spinge a sospettare: lo scopo per il quale è progettata la scarpa-macchina-intelligenza-artificiale è imporre il modo di camminare.

18. L'autodefinizione di 'esperti' appare del tutto infondata. Questi tecnici, scienziati, filosofi, invece di porre attenzione al modo in cui essi stessi camminano, traendone esperienza, si dedicano a dire come dovrebbero camminare gli altri.

Si autodefinisce esperto chi, invece di maturare esperienze, impone agli altri una norma.

19. Possiamo discriminare: il tecnico costruisce scarpe che ogni umano possa adattare a sé, o costruisce scarpe che impongono una forma preconcetta al piede, condizionando così il camminare?

Ci chiediamo ancora se la scarpa-macchina nuova è migliore di quella vecchia? Non ci stiamo forse arrendendo a calzare scarpe dotate, si dice, di intelligenza artificiale, che in realtà forzano i nostri piedi impedendoci di camminare come potremmo e vorremmo?

Quale scarpa-macchina ci serve davvero?

L'intelligenza artificiale non è forse solo una scarpa di moda?

20. Noi tutti esseri umani sappiamo che se ce ne viene lasciata la possibilità, cercheremo sempre di adattare a noi ogni scarpa. E butteremo via le scarpe che non si adattano ai nostri piedi.

21. Ma ogni volta che disponiamo di una scarpa ormai ben adattata al piede, questa scarpa ci viene sottratta.

Vige una strategia di controllo sociale tesa a negare la possibilità di adattare le scarpe ai piedi.

La propaganda dice: ogni scarpa nuova è migliore delle scarpe vecchia. Calza scarpe nuove! Seguite i nostri consigli e fidatevi delle nostre indicazioni: sappiamo noi quali sono le scarpe più adatte ai tuoi piedi.

22. La metafora di Maturana ci suggerisce che a portare a termine il progetto della scarpa possa essere ogni umano, che adatta la scarpa a sé, in modo da camminare bene.

23. Benvenute le scarpe; purché ci servano per camminare.

Pubblicato il 10 ottobre 2025

Francesco Varanini

Francesco Varanini / ⛵⛵ Scrittore, consulente, formatore, ricercatore - co-fondatore di STULTIFERA NAVIS

fvaranini@gmail.com https://www.stultiferanavis.it/gli-autori/francesco