Internet e le piattaforme social sono diventati ormai strumenti potenti per attaccare gli altri, normalizzare la violenza, diffondere fake news e fare propaganda per cause di estrema destra, per citarne solo alcune.
Questa svolta brutale, in ultima analisi, colpisce tutti. La tesi centrale del libro è che i social media non si limitano più a distrarre, ma feriscono.
Veniamo feriti ogni giorno ma eppure continuiamo ad abitare le piattaforme. E come se sentissimo la violenza tecnologica e digitale come cosa essenzialmente remota, invisibile e indiretta. L'esclusione, che molti non notano immediatamente, avviene in profondità nel codice e nell'architettura di rete.
La risposta non sarà la pacificazione o la regolamentazione, ma lo smantellamento del principio stesso della/e piattaforma/e.
Platform Brutality non si limita a offrire analisi critiche, ma si addentra nelle possibili alternative. Gli argomenti spaziano dalla svolta violenta di Internet e dai dibattiti sul tecnofeudalesimo, alla solitudine sui social media, alla critica radicale dei dati, alle mitologie che circondano lo smartphone, al sognare nell'era informatica, al romanticismo offline per chiedersi come abbandonare le piattaforme, riportare in auge i social network e progettare un nuovo equilibrio tra analogico e digitale.
Platform Brutality di Geert Lovink è una diagnosi feroce della nostra condizione digitale, dalle conseguenze del Covid fino ai primi giorni di Trump 2, alle prese con un mondo travolto dal decadimento delle piattaforme, dalla dipendenza dai social media e dal peso psichico del tecno-capitalismo.
Ottavo volume della serie di Lovink dedicata alle culture critiche di internet, il libro passa dalla critica alle strategie di uscita, esortando i lettori ad affrontare e abbandonare il collasso dell'ecosistema dei social media.
Lovink inquadra l'attuale stato di internet come una crisi permanente: una condizione permanente di stagnazione, rabbia e intorpidimento, in cui manipolazione algoritmica, IA incompleta, enshittificazione delle piattaforme e tecno-feudalesimo definiscono la vita quotidiana.
Etichetta il panorama emotivo dominante come copium, un oppiaceo metaforico per la disperazione digitale, che intorpidisce gli utenti intrappolandoli in loop infiniti di scrolling, sventura e distrazione.
Platform Brutality è un appello per una nuova teoria critica e materialista di Internet, fondata sulla salute mentale collettiva, sulla sovranità del codice e sulla riparazione psicosociale.
Il libro attraversa diverse aree chiave, come la natura brutale delle piattaforme e la solitudine che inducono; le mitologie degli smartphone e il loro effetto su identità e desiderio; il tecno-feudalesimo come economia politica dell'oligarchia delle Big Tech; le carenze degli sforzi normativi e il fallimento delle alternative esistenti.
La tesi è che i social media non solo distraggono, ma feriscono. Eppure, restiamo. Lovink propone "l'esodo dai social media" non solo come cancellazione, ma come un atto radicale di diserzione dalla brutalità digitale.
È sia un lamento che un grido di battaglia, che invita artisti, teorici e utenti a reimmaginare Internet, o a lasciarselo alle spalle del tutto. Platform Brutality non è solo una critica, ma un elogio funebre, un monumento alla stanchezza digitale e un ultimo, urgente appello al ritiro collettivo, o a una radicale reinvenzione.
Contents Introduction: From Radical Critique to Social Media Exit
- Copium Compendium: How Do You Cope in this Digital Age of Permacrisis?
- On Platform Brutality
- Debating Techno-Feudalism
- Loneliness in the Social Media Age
- What Is Radical Data Critique?
- Smart Phone Mythologies
- Nomos of the Network: Magna Digitalia Fragments
- Principles of Figure Design
- Probes into Dreamful Computing
- Undoing Networks: A Response to Offline Romanticism
- Expanded Publishing and the Stream Art Network
- What’s Social Networking Today?
- Via Tactica and the Principles of Perma-Hybridity
Un libro che suggerisco di leggere!