C'è qualcosa di inevitabile, fragile e al tempo stesso affascinante, nel modo in cui Elisa Cugliandro racconta Flavia/Victoria nel suo libro: un'anima divisa, che si apre alla notte per diventare qualcun'altra, qualcuno che osa amare e mostrarsi con dolcezza. "La ballerina che fuggiva dall’amore" non è solo un romanzo su una doppia vita, ma uno specchio che ci invita a incontrare le maschere che indossiamo, quelle che scegliamo e quelle che ci vengono imposte.
Flavia è la ragazza diurna, un paesaggio di silenzi, di giorni freddi, di sguardi che non vedono e di parole familiari che isolano. Victoria è l'altra metà, una maschera d'argento, un corpo che danza nel buio, la promessa che qualcosa può cambiare, che esiste un altro modo per essere visti. E quando l'amore arriva, tutto ciò che sembrava gioco o persino rivalsa diventa un dolce tremore: per quanto possiamo ingannare gli altri, arriva un momento in cui inganniamo anche noi stessi, dove la maschera pesa e la voce del cuore chiede di essere ascoltata.
La scrittura di Elisa è delicata, sincera eppure forte, capace di far vibrare le parole come fili sottili che potrebbero spezzarsi. Non regala facili consolazioni: l'eroina scappa, ama, inganna, soffre, e chi legge non può restare indifferente. Veniamo catturati dal suo conflitto interiore, dalla voglia di essere amate per ciò che siamo, non per ciò che mostriamo. Ogni pagina è un invito a guardarci dentro, a riconoscere i nostri meccanismi di difesa, le nostre piccole fughe dalla verità.
La solitudine è forse il cuore del romanzo: non quella che sta fuori, negli spazi vuoti, ma quella che si nasconde dentro, nelle stanze che abitiamo e nei silenzi che scegliamo.
Flavia è sola nell'anima anche tra le persone che la circondano: nelle sorelle, nel lavoro precario, nel quotidiano senza respiro. Victoria, per una notte, riempie quello spazio con altri sguardi, con desideri incerti e con promesse non dette. E l'amore arriva come una brezza che scuote, chiede il conto, ci spinge a rischiare tutto, anche la maschera che sembrava protezione.
Ciò che rende questo romanzo così toccante è la chiarezza emotiva: ogni sentimento è visibile, palpabile, che sia paura, desiderio, vergogna o speranza. Non è una storia di facili redenzioni perché il cammino verso l'accettazione è duro, fatto di cadute e risalite.
Elisa non ci offre un lieto fine come rifugio comodo, ma come conquista lenta e preziosa, fatta di scelte fragili.
Flavia/Victoria è una donna che impara a guardarsi, a dire "io" anche quando il giudizio degli altri pesa come catene, anche quando la paura vorrebbe riportarla nell'ombra.
Questo romanzo rivela, in fondo, una verità dolceamara: fuggiamo dall'amore per evitare il dolore, ma è proprio attraverso di esso che scopriamo chi siamo davvero. La ballerina che fuggiva dall'amore brucia come una ferita aperta, ed è proprio in quella luce che possiamo ritrovarci.