Non siamo tutti uguali e meno male. Pur dotato di (auto)ironia, amando lo scherzo e il divertimento, a me piacerebbe sempre parlare di cose serie, importanti. Non sono il solo a desiderarlo. Sono in compagnia di molte altre persone che, come me, non trovano in giro molte occasioni per farlo. La soluzione c’è sempre. Basta ricorrere a conversazioni dirette, sperimentando il piacere di interagire con menti brillanti con le quali scambiare pensieri e percezioni, idee e riflessioni, visioni del mondo, libri e letture.
Le cose serie non piacciono neppure all’algoritmo, sempre più (pre)disposto a fare da megafono ai tanti “ragli d’asino” che tanto rumoreggiano in giro per le piattaforme social, alla ricerca di attenzione, ma che evidenziano la miopia di quanti si accontentano di sentirsi vivi, facendosi coraggio, ragliando, gli uni con(tro) gli altri.
Siamo nell’era delle macchine, nella quale “una vita consapevole e umanistica”, alla percezione dei più, sembra non valere più “una mazza”. In una realtà nella quale ci sentiamo felici parlando con una macchina di IA, si finisce per sopravvivere, come fanno, i gatti e i cani, le scimmie.
A chi una sensibilità umanistica ancora la conserva, non rimane che guardare “attonito e sconfitto” e continuare a chiedersi come si faccia a sentirsi vivo se poi si delega alle macchine l'immaginario, il pensiero, i sentimenti, le attività, le prospettive e il futuro.
Tutti intenti a navigare sui nostri schermi, stiamo perdendo l’amore per i libri, l’abitudine a (ri)leggere e approfondire. A chi i libri li legge ancora viene da chiedersi se il proprio sentirsi diversi dipenda proprio dal fatto di averli letti.
L’alternativa c'è: mangiare, guadagnare, consumare, guardare serie televisive e la TV, stare sui social, ricercare il benessere, la felicità, “godersela”, ecc. Un bel problema per chi, dopo aver letto così tanto, si ritrova a avere una mente attiva, a sperimentare uno stimolo costante al pensiero filosofico, al dialogo e alla discussione, al comportamento razionale, al darsi pena per il mondo circostante.
Il problema vero però, quello più perseverante, è di non sentirsi mai a proprio agio nel mondo, a maggior ragione sulle piattaforme regalateci dall’era delle macchine. E come si fa a sentirsi a proprio agio quando la verità è stata imbozzolata in ragnatele come quelle usate da Shelob per avvolgere Frodo, a rompere la nebbia e i vincoli che impediscono di andare al nocciolo della vita, della bellezza, della motivazione? La risposta sta nella capacità di coltivare la sensibilità filosofica e artistica, di andare oltre la visione sfocata che tanto caratterizza il presente per cercare di cogliere le sfumature, nel rinunciare a vegetare “utilizzando una piccola parte del cervello “per diventare consapevoli, prendere coscienza che le facoltà di cui siamo dotati potrebbero essere usate diversamente, in una parola per evitare tanto spreco.
Vorrei parlare sempre di cose importanti
Una riflessione che nasce dalla lettura di alcuni libri fatta sulle piacevoli e solitarie spiagge di Kythera dalle quali sono da poco tornato. Libri tra loro diversi ma che nella mia mente si sono coalizzati nel far emergere pensieri e riflessioni che ora condivido con chi come me ama ancora leggere, confrontarsi, dialogare e soprattutto resistere cercando di diradare le nebbie dell'era delle macchine, cercando sempre di spare dove ci si trovi, anche smarriti, ma consapevoli di dove si è.
StultiferaBiblio
- Howard P. Lovecraft, Potrebbe anche non esserci più un mondo Adelphi, 2025,
Pubblicato il 15 settembre 2025