Per professione esperto di metodologie e tecnologie per l’organizzazione aziendale, la sostenibilità, l'analisi strategica e la previsione-anticipazione dei futuri. Per passione studioso delle discipline umanistiche con particolare propensione alla filosofia, alla psicologia e alla sociologia; divulgatore di scienza e tecnologia, scrittore e saggista. A tempo perso, sognatore e visionario.
Riflessioni filosofiche sul futuro e su come immaginarlo
Una riflessione filosofica sul futuro come esercizio complesso nell'uso della capacità umana di immaginazione, condizionata da stereotipi basati sulla linea temporale passato-presente e dallo scetticismo sulla possibilità di fare previsioni sensate.
Il linguaggio del futuro si nutre di utopie
Negli anni passati, per un lungo periodo di tempo la parola “futuro” è stata poco utilizzata, quasi dimenticata, perchè il presente era stabile e soddisfacente, non si avvertiva la necessità di proiettarsi troppo in avanti per prevedere qualcosa di diverso, bastava godersi il momento e cercare di prolungarlo il più possibile. Oggi lo scenario è cambiato e la parola “futuro” torna ad essere massicciamente presente in tutte le forme di comunicazione; articoli, libri, trasmissioni, marketing di prodotti e servizi, convegni. Ma analizzando il linguaggio che viene utilizzato per dipingere il futuro, sorge spontaneo qualche dubbio sul significato di questa riabilitazione. Poiché viviamo in un tempo in cui le parole sono spesso disconnesse dai loro reali significati, siamo veramente consapevoli di cosa voglia dire pensare il futuro e di come se ne debba parlare?
Il planetario, la divulgazione e la cultura della meraviglia
I planetari sono nati per soddisfare la curiosità umana verso l’infinito e l’ignoto attraverso la contemplazione e lo studio della volta celeste che ha sempre generato stupore e meraviglia: hanno consentito a un vasto pubblico di non addetti ai lavori di osservare il cielo in modo realistico e dettagliato senza necessariamente possedere delle attrezzature e delle competenze che nei tempi passati erano esclusive di pochi scienziati.
Questo piccolo mondo antropocentrico
Se vogliamo essere pronti alle grandi sfide che attendono l’umanità nei prossimi anni, la cultura del protagonismo deve cedere il passo a una visione più ecosistemica, nel business come nella politica e nella sfera individuale. In fin dei conti ha poco senso possedere un ego spropositato quando su scala planetaria il genere umano ha una presenza pressoché irrilevante!
Buon 2035 (sì, proprio duemilatrentacinque)
Probabilmente il 2025 non ci cambierà la vita ma ci avvicinerà, tanto o poco, ai nostri sogni; o forse ci allontanerà da essi, perché la vita è imprevedibile. Ma se ogni volta che ci capita qualcosa (o qualcosa capita all’intera umanità) proviamo ad elevarci per cercare una visione di più ampio respiro, possiamo sempre correggere il tiro e scegliere di intraprendere una diversa direzione.
Megatrend: pepite d'oro o spazzatura?
Per rispondere a questa domanda scomoderei la parabola della pagliuzza e della trave riportata nel Vangelo di Matteo: perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? Tanti megatrend sono in realtà delle pagliuzze facili da sopportare ma le travi sono le verità scomode che nessuno vuole ammettere anche perché assumerne consapevolezza significherebbe prendere atto delle possibili conseguenze sociali a cui si dovrà necessariamente andare incontro.