Nietzsche dice: ci sentiamo avvinti in catene, oppressi e sviliti, limitati nella nostra volontà di potenza - penso di poter dire anche: nei nostri tentativi di libertà.
Nietzsche ci ricorda anche che la nostra difficoltà sta nell'assuefazione, nella dipendenza, nella pochezza del nostro sguardo, nella scarsità della nostra percezione - che qualcuno sfrutta abilmente contro di noi.
Vorremmo allontanarci, giustamente, da questa situazione.
La cultura digitale illude, promettendo l'uscita da questa situazione.
Il tecnico digitale sembra offrire risposte.
Ma c'è un vizio di origine nella risposta offerta dal tecnico digitale.
Il suo personale errore -retaggio della cultura tecnico-scientifica di stampo logico-formale- consiste nel considerarsi fuori dal mondo, nel credere di stare in un cielo esterno alla natura e alla storia. Sta nel credersi puri osservatori della scena, non toccati dalle pene umane. E, cosa più grave, non toccati dalle proprie personali pene.
E' così che il tecnico digitale, dimentico di sé stesso e del proprio essere umano, finisce per sostituire all'essere umano una macchina.
Una macchina, beninteso, la cui essenza è una proiezione, una rilettura, un prolungamento dell'essere umano.
La penultima proposta -penultima, perché c'è sempre spazio per una ulteriore fuga lontano da sé stessi e dal mondo- la trovo benissimo sintetizzata in una email che mi è appena arrivata. Un 'esperto' consiglia: sostituisci te stesso con "il tuo personale avatar digitale, per farti così (ri)conoscere". "Te stesso… migliorato e potenziato".
C'è una buona intenzione in questo sostituire la macchina a sé stessi: il progetto si fonda sul desiderio di essere senza catene.
Ma del viluppo di catene che ci avvincono, precisava Nietzsche, vediamo solo le ultime. I nostri progetti non sono decisivi, perché per timore e per miopia riguardano solo la liberazione dalle ultime catene. Le più evidenti, le meno pesanti e profonde.
La risposta digitale è così. Una liberazione apparente, illusoria, che riduce la percezione di noi stessi e ci rende ancora più schiavi.
Nietzsche, cent’anni prima che i profeti dell’Era Digitale alzassero la voce, affermava orgogliosamente che non c’è altro assoluto che l’essere umano stesso, legato al proprio corpo fisico e alla vita terrena. Nietzsche punta alla felicità che può emergere dalla capacità creativa. Guarda all’autoeducazione, al lavoro su di sé e alla forza di volontà come vie per portare alla luce la propria potenza. Parla all’essere umano in carne e ossa.
Diceva "Vi scongiuro, o fratelli, siate fedeli alla terra, e non credete a coloro che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono, che lo sappiano o no, dei manipolatori di veleni. Sono degli spregiatori della vita, dei moribondi, degli intossicati dei quali la terra è stanca: se ne vadano in pace!".