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Perduto il senso, siamo alla ricerca di senso. Annegati nelle contraddizioni, cerchiamo la coerenza che sempre emerge dalla ricerca di senso, per Sè, per le proprie vite, per le cose che si fanno. Sommersi dal non senso siamo in costante sofferenza, perché percepiamo la difficoltà a dare un senso a ciò che non ce l'ha, in particolare se si riflette sulle cose del mondo e le tante crisi, in primis quelle ambientali e consumistiche, che sperimentiamo e delle quali siamo anche responsabili. La domanda sbagliata da porsi è dove si trovi il senso di cui abbiamo bisogno. Inutile anche chiedere indicazioni, si finirebbe per esacerbare persone anch'esse alla costante ricerca di senso e di persone a cui chiedere dove si trovi. Non rimane che partire da sè stessi, dal linguaggio, ridando un senso alle parole (lo dice anche Papa Leone XIV), ridare senso alla propria vita (non quella digitale), vivere, amare, ammirare la bellezza, ribellarsi, ecc. ecc., in una parola esistere.


Viviamo in un mondo fuori asse, caratterizzato da cambiamenti sistemici e policrisi imprevedibili, poco gestibili nell’immediato.

I tempi sono cambiati e come tali ci obbligano a uno sguardo diverso, senza molti riferimenti nel passato, persino concettuali e/o cognitivi.

La rivoluzione delle intelligenze artificiali e dell’algoritmo in atto è l’espressione massima del disorientamento, nel quale come esseri umani siamo precipitati: sentiamo di avere perso il monopolio dell’intelligenza.

Dopo aver perso quello del Sé e della nostra mente, narcisi come siamo, ci mancava solo questo! Per non dire che l’aver darwinianamente accettato la nostra discendenza dalle scimmie (non solo Bonob) ci ha forse preparato al nostro superamento dai robot e dai cyborg prossimi venturi.

Tutto questo è forse all’origine di ciò che tutti, più o meno, stiamo vivendo: un malessere diffuso che permea tutte le nostre attività umane, dal lavoro, al consumo, alla vita relazionale, in famiglia e sociale, alla vita intellettuale e culturale, ecc.

Più del malessere, più dell’ansia e dell’incertezza, a farci sentire male è però la perdita di senso che percepiamo in molte delle cose che facciamo.

Abituati a funzionare, a produrre binariamente, a consumare (l’homo consumens di Bauman e l’iperconsumismo di Lipovietsky), a cercare sempre e ovunque una fonte di gratificazione, di intrattenimento e di divertimento, abbiamo dimenticato che, senza dare un senso a quello che facciamo, alla nostra vita, rischiamo di sprofondare ulteriormente nel malessere che già viviamo.

Tutti si sono eretti ad alfieri della lentezza come modalità e strumento per interrogarsi sul senso della vita, molti si lasciano convincere a partecipare a seminari che spiegano come sposare la lentezza e trovare senso a quello che si fa.

Tutto questo però non basta. Può apparire come un placebo, uno “washing” di un concetto serio come quello di dare un senso alle cose, a Sé stessi e alla propria vita.

Per me la lentezza non è cosa da conquistare, sono nato rapido ma pratico la lentezza da sempre, ad esempio camminando nei miei boschi.

Ciò che serve è porsi continue domande, allargare lo sguardo, non limitarsi a guardare il proprio ombelico, porsi domande globali, complesse, condivise, trovare nuovi modi e nuove parole (neologismi) sia per porsi le domande sia per darsi delle risposte.

Dentro l’era digitale che ci vede partecipi e complici della potenza della tecnologia non ci resta che cercare di comprendere cosa sta succedendo e di reinventare il senso di cui abbiamo dannatamente bisogno, a causa del potere dell’algoritmo, delle guerre, delle crisi, delle malattie psichiche in circolazione e della diffusa perdita di senso.

Ciò che conta è non confezionare domande (prompt) da sottoporre alle Intelligenze Artificiali generative.

Loro non soffrono alcun malessere, mai si interrogheranno sul senso da dare alle loro vite.


"Ora, ecco il senso della vita. Beh, non è niente di speciale. Cercate di essere gentili con gli altri, evitate di mangiare grassi, leggete un buon libro ogni tanto, fate qualche passeggiata e cercate di vivere in pace e armonia con persone di ogni credo e nazione. E, infine, ecco alcune foto di peni completamente gratuite per infastidire i censori e, si spera, scatenare una sorta di controversia, che a quanto pare è l'unico modo al giorno d'oggi per far alzare il pubblico annoiato e sazio di video dal suo fottuto culo [...]" (The meaning of life - Monty Phyton)

Pubblicato il 13 maggio 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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