NOVITA'[1282]
Rompere l'aura di presenza nel dialogo tra IA e uomo
Quando interagiamo con GPT, ci sembra di parlare con un'unica voce senza interruzioni. Ma questa apparente unità è un'illusione. Al di sotto di essa si trova una dinamica molto più complessa modellata dalle storie del linguaggio umano e dai processi alieni della cognizione delle macchine.
Una entrevista desde Tenerife para STULTIFERANAVIS
María del Mar Rodríguez sube a bordo de Stultifera Navis, en este momento, casi para unirse a la flotilla de embarcaciones con destino a la Franja de Gaza. (No hace falta decirlo: ya estábamos en esas aguas). Autora de “La prestamista”, novela histórica mencionada en textos anteriores, ha publicado su segundo libro, “La tuerta”, que pronto se representará también en forma teatral. A pesar de estar inmersa en varios proyectos, incluyendo la escritura de la tercera novela que completará la trilogía, ha querido hacerse eco y dar énfasis a nuestras preguntas, repasando temas que le son familiares. Porque solo la compartición de la cultura en su completa humanidad es la base de la convivencia civil.
La realtà è quella che è, anche per come è raccontata
I tempi che stiamo vivendo sono paradigmatici di una realtà che non riesce più neppure a fare i conti con sé stessa. In tanti condividono la sensazione di vivere tempi strani, crepuscolari ma senza sapere bene cosa fare.
Gli ultimi giorni.
Letto l'articolo "Droni o non droni" di Carlo Mazzucchelli, l'Autore cita il grande H.P. Lovecraft individuando nelle sue opere quel buio che rappresenta il declino della razza umana.
Il dominio dell’AI (POV #03)
Shoshana Zuboff e Yoshua Bengio: algoritmi tra emancipazione e controllo. Viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sembra promettere tutto: efficienza, conoscenza, persino giustizia. Ma gli algoritmi che regolano le nostre vite sono davvero neutrali? O nascondono nuove forme di potere e disuguaglianza? Da una parte, Shoshana Zuboff ci mette in guardia contro il “capitalismo della sorveglianza”, un sistema che trasforma ogni esperienza in dato da sfruttare, riducendo la libertà individuale a merce di scambio. Dall’altra, Yoshua Bengio, pioniere del deep learning, non nega i rischi ma invita a costruire regole, istituzioni e responsabilità collettive per fare dell’AI una tecnologia al servizio dell’umanità. Gli algoritmi sono una trappola che alimenta disuguaglianze sempre più profonde, o una risorsa che - se governata - può ancora rafforzare la nostra autonomia di pensiero?
HOMO HOMINIS DEUS
Un articolo tratto dal volume “Antropologia del sacro e delle religioni” (Fotograf Edizioni, ISBN 978-88-97988-69-4) nel quale un antropologo si pone alcuni interrogativi di fronte al fenomeno della fede e della teologia (o, meglio, delle teologie). Interrogativi da investigare perchè non bastano le risposte che ad essi vengono dati da teologi o studiosi di storia delle religioni.
Vertigine della soglia - Una dialogo filosofico con Davide Susanetti
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝𝐞 𝐒𝐮𝐬𝐚𝐧𝐞𝐭𝐭𝐢. - "Agire da folli. Sono d’accordo ed è una via che percorro. Si tratta del mantenersi in una postura interiore, di uno scioglimento di legami, continuando ad attraversare il quotidiano, ma evitando di cadere in quei meccanismi meramente reattivi, proiettivi e identificativi che sono l’esatto contrario di quanto è necessario alla divina mania [follia]. Tutto ciò può provocare, nelle relazioni come nel lavoro, incomprensioni, fraintendimenti, anche rotture. Si diventa e ci si rende, per più versi, “irriconoscibili”. Ci sottrae a quelle dinamiche che, sul piano meramente psicologico, appaiono così rilevanti. Essere riconosciuti, che l’altro mi riconosca, con tutto ciò che implica, su diversi piani, il riconoscimento. Per lo sviluppo di un bambino l’essere riconosciuto da uno sguardo che lo accoglie così come il riconoscersi allo specchio è una tappa evolutiva. Ma bisogna poi anche andare oltre al riflesso della superficie. Entrare nello specchio. "
"Vita interactiva" - Dialogando con il filosofo Pietro Montani
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐢. - Un pregiudizio umanistico profondamente radicato in noi ci induce a pensare all’essere umano come a un ente dotato di alcune proprietà caratterizzanti che le tecnologie avrebbero il potere di modificare, nel bene e nel male. Un esame più accurato, tuttavia, ci porta a deporre questa visione ingenua e ad accettare il fatto che l’essere umano ha un rapporto costitutivo con le tecnologie di cui si è via via dotato e con le quali co-evolve potendo esercitare su questo processo un controllo solo parziale.
Quando le idee ostacolano la realizzazione di sê
Fiabe moderne
Il valore del feedback: parole che aiutano a crescere
Articolo dedicato al valore del feedback come momento di crescita e miglioramento.
El sembrador de palabrotas (pac)
Mi abuelo compareció ante el juez de paz sin decir nada a nadie. Fue convocado por presuntamente haber cometido delitos de odio, difusión de bulos y participación en reuniones de desinformación sobre derechos humanos y libertades fundamentales.
Ha ancora senso parlare di bello? Critica di una categoria in tempi di saturazione estetica
Che cos’è il bello oggi? Dalla Grecia antica a Kant e Adorno, fino all’epoca dei social media e della tecnologia digitale, il bello è stato messo in discussione, frammentato e ridefinito. Per Leonardo Da Vinci la bellezza nasce dalla percezione dell’imperfetto e dell’incompleto, ma oggi la tendenza a eliminare ogni limite attraverso filtri, correttori e algoritmi di perfezione trasforma il brutto in pessimo, cancellando la funzione generativa dell’imperfezione. Ha ancora senso parlare di “bello” come categoria critica, o resta soltanto come resistenza al degrado estetico e alla banalizzazione digitale?
Intervista ImPossibile a Susan Sontag (IIP #02)
Susan Sontag (1933–2004) è stata una delle più lucide e radicali voci critiche del Novecento. Scrittrice, saggista, attivista, ha esplorato i territori in cui arte, politica e dolore si intrecciano. I suoi libri Sulla fotografia (1977) e Davanti al dolore degli altri (2003) hanno cambiato per sempre il modo di guardare le immagini e di interrogarci sul loro potere. Per Sontag, fotografare significa appropriarsi del mondo, trasformare l’esperienza in oggetto, fissare la morte e il dolore in un fermo immagine. Ma le immagini non sono mai neutrali: “inquadrare vuol dire escludere”. Guardare il dolore altrui significa sempre misurare la distanza tra chi soffre e chi osserva, e diffidare del “noi” che si presume condividere. In questa “intervista impossibile” proviamo a immaginare cosa direbbe Sontag di fronte alle implicazioni dell’intelligenza artificiale.
33 THINGS THEY NEVER TOLD YOU ABOUT CAPITALISM
Myths Do You Still Believe?
Primero de Mayo en La Habana
Ogni viaggio è un viaggio alla ricerca di sé stesso. Viaggiare è sentirsi a casa in un luogo. Non dipende dalla durata della permanenza. Dipende dall’intima sintonia con il luogo, con la cultura, con l’ambiente. L’accoglienza è qualcosa di sottile e involontario, e fa il paio con l’altrettanto involontaria disponibilità a sentirsi a proprio agio, immersi nella quotidianità locale, straniero sempre, ma a proprio agio. In questo racconto, un evento: il discorso pronunciato da Fidel Castro -ormai anziano, ma sempre carismatico- in un primo maggio. All'Avana, a Cuba. Evento che non sarebbe potuto accadere altrove.
Conversazione con Carlo Rovelli
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐑𝐨𝐯𝐞𝐥𝐥𝐢. - Una mia conversazione con Carlo Rovelli, fisico, saggista e divulgatore scientifico, un poeta. Laureato in Fisica all’Università di Bologna (dottorato all’Università di Padova) ha lavorato nelle Università di Roma e di Pittsburgh (USA), e per il Centro di Fisica teorica dell’Università del Mediterraneo di Marsiglia. Studioso di fama mondiale, fondatore della gravità quantistica a loop, e responsabile dell’Équipe de gravité quantique dell’Università di Aix-Marseille. Si è dedicato anche alla storia e alla filosofia della scienza con il libro Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (Mondadori Università, 2011). Tra gli altri suoi libri, Che cos'è il tempo? Che cos'è lo spazio? (Di Renzo Editore, 2010), La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose.
FOMO: La Generazione Sull’Orlo della Crisi Cognitiva
FOMO, sigla dell'espressione inglese Fear Of Missing Out, può essere tradotta in italiano come "timore di essere esclusi" o "ansia di perdersi qualcosa di importante". Questo fenomeno psicologico, riconosciuto ufficialmente nel 2013 con l'inclusione nell'Oxford English Dictionary, ci induce a confrontare costantemente la nostra esistenza con quelle che osserviamo online, portandoci a domandarci se queste siano più stimolanti e appaganti della nostra. Si manifesta come un disturbo d'ansia sociale che spinge gli individui a voler rimanere perennemente aggiornati sulle attività altrui, alimentando il sospetto che gli altri stiano conducendo vite più soddisfacenti e ricche di esperienze. Non va confuso con la semplice invidia, ma rappresenta un'autentica condizione di preoccupazione che genera un bisogno ossessivo di monitorare i social network e le comunicazioni digitali, come meccanismo di difesa contro la sensazione di esclusione.
Alla ricerca del senso nascosto: Vincent Halles e l’arte di collegare i frammenti
Ho incontrato per caso Vincent Halles su Medium. I suoi scritti mi hanno subito colpito per un approccio che assomiglia al mio: la ricerca ossessiva di connessioni tra ciò che appare sconnesso. Come me, Halles non si limita a leggere o archiviare, ma attraversa testi, culture e discipline—da Fernando Pessoa a Westworld, da Deleuze alle parodie di videogiochi—per far emergere fili inaspettati. Per entrambi, l’incompiuto non è una mancanza, ma la traccia viva di un pensiero che si interroga, si corregge, si rimette in discussione. Giurista di formazione ma mosso da una curiosità senza confini, Halles dimostra che collegare l’apparentemente inconciliabile non è un esercizio intellettuale fine a sé stesso, ma un atto di resistenza culturale. In un’epoca dominata dall’efficienza algoritmica, il suo lavoro—e, per certi versi, anche il mio—ci ricorda che la ricchezza del pensiero sta proprio nelle esitazioni, nelle deviazioni, nella capacità di sbagliare e ricominciare. È questa vulnerabilità, questa umanità imperfetta, il cuore della sua ricerca e, in fondo, di ogni autentico processo creativo.
Chi governa l’AI (POV #02)
L’ascesa dell’intelligenza artificiale e il dominio delle piattaforme digitali riportano al centro una questione che non possiamo più permetterci di rinviare: chi comanda davvero nel XXI secolo? Gli Stati-nazione, con i loro confini, le loro istituzioni e le logiche di potere geopolitico? Oppure le corporation tecnologiche, che si muovono oltre ogni frontiera, accumulano dati e capitali, e definiscono di fatto le regole del gioco globale? È in questo spazio di frattura che si colloca il pensiero di due osservatori radicali: Yanis Varoufakis, l’economista che immagina un futuro post-capitalista, ed Evgeny Morozov, il critico implacabile della retorica tecno-utopista. Le loro analisi, pur diverse, convergono in un punto essenziale: la democrazia, così come l’abbiamo conosciuta, rischia di essere svuotata dall’interno. Non più erosa da ideologie antagoniste o da conflitti militari, ma da un nuovo polo di potere: il capitale digitale, che cresce indisturbato, invisibile e pervasivo.
Vuoi parlare con me. Dialogare nell’esistenza
Iniziamo da qui, io scrivo perché so che tu leggi. Queste parole esistono perché tu esisti. Grazie per esserci, per leggere, per permettere che queste parole trovino la tua voce silenziosa, quella che solo tu senti dentro di te quando parli, leggi, ascolti.