TESTI
Parlando di filosofia
Filosofia. Quando parliamo di filosofia di cosa stiamo esattamente parlando? Certo tutti sappiamo l’origine etimologica. L’Amore per il sapere. Ma questo, a ben pensarci, non ci porta molto lontano. Ogni uomo di scienza è spinto da un’attrattiva per il sapere. Se la filosofia rispondesse solo a quella definizione allora dovremmmo ammettere che la sua ragione d’essere è stata via via devoluta alle scienze. A partire dal 600 gli assalti di fisica, matematica, medicina, chimica, psicologia e altro hanno soppiantato la riflessione filosofica, relegandola, al più, ad un ruolo di comprimaria o di progenitrice del pensiero, quindi ancorata ad una collocazione storica, fuori dall’attualità.
The cognitive turn: locating the cognitive difference in the age of AI
There’s a certain bleak ingenuity to the idea that our best response to AI’s unsettling fluency is to manually downgrade its pronouns. A recent Boston Globe op-ed recommends that we stop referring to generative systems as coworkers or collaborators, and instead swap the “o” for a zero: c0workers, c0companions. It’s not language that’s the problem here—it’s the use of language to shut down thought just when it’s most needed. Rather than open space for describing what resists classification, this symbolic tweak tries to pin the world back into place with a single keystroke.
La stupidità che avanza (The advanced stupidity)
A costo di essere considerato un tecnofobo, mi permetto di affermare che il massiccio ricorso a IA generative rischia di creare macchine sempre più intelligenti (entro i canoni con cui oggi molti definiscono cosa sia intelligenza) e umani sempre più stupidi (Google ci sta rendendo stupidi?" scriveva Nicholas Carr nel 2008), per la loro pratica inconsapevole di delega, delle loro capacità cognitive, alla macchina, che sembra aver puntato a sostituire l’atto del pensare umano.
Il segreto del Feedforward
Da sempre amo il confronto di idee e sono contento che questa cosa possa accadere su queste pagine: Stultifera Navis rappresenta una bella opportunità. Raccolgo quindi lo stimolo nato dalla lettura di “Generazioni feedforward. Per una educazione all’anticipazione” di Riccardo Santilli, per riproporre un mio articolo, originariamente pubblicato su Harvard Business Review (2022), sullo stesso tema. L’articolo ripercorre l’origine e la storia di questo concetto e il suo influsso nelle teorie della comunicazione.
Agile in assenza di ordine. Sul disallineamento strategico e la nobiltà di carta
Questa riflessione nasce da una conversazione avvenuta in forma privata, dopo la pubblicazione di un mio articolo su Stultifera Navis. Un lettore mi ha contattato per chiedermi un parere. Lavora in un contesto complesso, con un team sotto-dimensionato, risorse scarse, e un flusso di priorità che muta più volte nel corso della stessa giornata. La sua area è quella della documentazione tecnica, ma le sue parole potrebbero valere per molti altri settori marginalizzati nella retorica agile. Il problema che mi pone è semplice, e insieme radicale: “Ci sono giorni in cui la documentazione viene trattata come un fardello, appena meno trascurabile dei test. Posso usare l’Agile per proteggere il mio lavoro? O rischio solo di essere travolto dall’ennesimo giro di sprint che non tiene conto della realtà?” A questa domanda ho deciso di rispondere così: non con un consiglio, ma con una presa di posizione.
Pubblicanti o narranti?
Il rischio, mi sembra, è quello di smettere – per noia, per inettitudine, per sopravvenuta incapacità - di essere entità narranti per diventare invece delle mere entità pubblicanti… un ambito in cui tutto ciò che normalmente collochiamo nel concetto di “intelligenze artificiali” già ci batte a mani basse.
The myth of prompting (La mitologia del Prompt)
At first glance, prompting an AI seems straightforward: a user poses a question, the model responds. But this framing—human initiator, machine reactor—is less a description than a myth about how knowledge works, especially in education and EdTech.
Generazioni “feedforward”. Per un’educazione all’anticipazione
Le generazioni formate ai media del XX secolo hanno costruito identità e conoscenze basate sul tempo esperito. Il loop epistemologico che fino a pochi anni fa sembrava l’unico possibile era basato su azione, feedback, valutazione e conferma o modifica degli schemi di azione. Questo schema – tipico dell’educazione, del lavoro, della socializzazione – ha rappresentato un modello di riferimento per intere generazioni. Oggi, per la prima volta, assistiamo a un cambiamento radicale, che rompe il monopolio del feedback come momento centrale di ogni processo esperienziale.
Documentare ut regere
Nel contesto dei sistemi informativi complessi, la documentazione non è un’attività accessoria ma una funzione strutturale di governo. Documentare significa modellare la conoscenza, rendere persistenti le decisioni progettuali, abilitare la tracciabilità, la revisione e il miglioramento continuo. Ogni modello metodologico – dal Waterfall all’Agile, fino al modello a spirale – riflette una specifica epistemologia operativa, che si manifesta nei formati, nei tempi e nei processi documentali. Questo articolo propone un’analisi tecnico-concettuale delle architetture documentali come strumenti di controllo cognitivo, esaminando ambienti come SharePoint, Confluence e Git, e ridefinendo la documentazione come prerequisito della progettualità consapevole.
Voglia di comunità, di comunitarismo
Le guerre non sono che l'ultimo tassello aggiunto a una situazione di crisi generalizzata, di cambio paradigmatico, dentro un mondo che è pieno di mappe ma ha perso la bussola. Senza bussola vaghiamo sempre più al buio, nell'incertezza più assoluta, pieni di ansia e attanagliati dall'angoscia. Individualisti come siamo diventati non riusciamo a condividere quello che sentiamo con altri da noi. A poco servono i numerosi contatti (in forma di profili digitali) di cui tutti disponiamo, assenti di capitale relazionale e privati di empatia, come quelli che coltiviamo online. Non ci rimane che ascoltare il bisogno di legami, di relazioni, di comunità che accomuna molti nella ricerca di una via di uscita, di una alternativa possibile, in forma comunitaria e sociale.
Una critica tecnologica è necessaria
La critica letteraria esiste da sempre, unitamente a quella musicale, teatrale e artistica. Sono pratiche ritenute positive perchè aiutano a comprendere un'opera grazie al suo esame, all'analisi e alla valutazione della aua qualità e a gettare un ponte con il lettore e lo spettatore. La critica tecnologica è meno diffusa e spesso considerata come semplice espressione di negatività, visioni anti-tecnologiche e tecno-fobie varie. Le numerose novità tecnologiche tengono alta l'attenzione su prodotti e loro funzionalità ma è diventato necessario andare oltre il prodotto, la Marca e il dispositivo per analizzare gli effetti della tecnologia e la sua cultura.
Quando corro o nuoto non metto strumenti. Mi piace sentire il cuore, il respiro e il movimento
Nulla è neutrale. Nulla. L’adattamento è continuo. Penso che l’unica differenza che possa essere individuata come peculiare per i nostri tempi sia la velocità e la quantità di cambiamento nell’unità di tempo. L’accelerazione, ecco il problema che dobbiamo affrontare. Non è un problema da poco.
Saper fare, saper dire: cosa resta del DevOps quando togliamo i proclami
Nel lessico tecnico contemporaneo parole come DevOps, Agile e ITIL circolano con la leggerezza di slogan, spesso svuotate del loro significato operativo. Questo articolo propone una riflessione critica sull’uso del linguaggio nei progetti IT, interrogando non solo i metodi ma anche il modo in cui li raccontiamo. A partire dalla distinzione aristotelica tra episteme e techne, fino alla sociologia della tecnica di Latour, il testo esplora il valore del “saper fare” come pratica linguistica e progettuale. Un invito a riconnettere teoria e azione, linguaggio e realtà, nell’epoca delle metodologie seriali e delle promesse automatiche.
Neutralità. Una nuova forma di leadership globale?
In un mondo lacerato da conflitti che sembrano non avere fine, dovremmo iniziare a considerare che la neutralità degli Stati non rappresenta una forma di debolezza, ma al contrario, la più coraggiosa espressione di leadership. Un rifiuto consapevole di perpetuare cicli di violenza. La scelta audace di costruire ponti invece di muri (Papa Francesco).
Notizie dal solstizio d'estate
Oggi, 21 giugno, giorno in cui viene pubblicato questo articolo, possiamo vedere luce per più tempo di ogni altro giorno dell'anno. 'Solstizio': latino 'solstitium', 'sol stitium'. Uno stato del sole, come noi lo vediamo, alzando gli occhi al cielo. L'evento è occasione di riflessione sul nostro 'esseri umani'.
La storia perduta di Jane Austen
Jane Austen è senza dubbio una delle più amate e lette scrittrici inglesi. I suoi libri sono stampati da vari editori, i film ispirati ad essi sono grandi successi e sono state scritte alcune biografie su di lei.
Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Poteri forti e monopolistici
Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. Viviamo un’epoca dominata dalla pubblicità, da politiche corrotte condotte come se fossero campagne pubblicitarie. Agenzie di pubblicità, Grandi Marche, Grande Distribuzione, privati, aziende tecnologiche e dell’intrattenimento hanno trasformato la realtà in un grande centro commerciale in costante e aggressiva espansione, in una Las Vegas universale nella quale nulla è più vero, anzi tutto è molto falso. La cosa bizzarra è che la gente sembri contenta di tutto ciò e partecipi complice alla sua narrazione, affermazione e autorealizzazione.
La Fenomenologia nell’Era dell'intelligenza Artificiale
La rivoluzione digitale ci porta a riconsiderare concetti fondamentali come "dato", "informazione", "esperienza", "conoscenza", "scienza", "coscienza", "creatività". Tuttavia, il rumore generato negli ultimi mesi da improvvisati filosofi è pericoloso e crea ulteriore confusione laddove invece è necessario fare chiarezza. Da laureata in filosofia con un po' di dimestichezza nella riflessione filosofica e da manager dell'innovazione trovo fondamentale tornare sul significato di questi termini per navigare consapevolmente l'era delle intelligenze artificiali e mi sento chiamata a contribuire in questo compito di chiarificazione. Questo documento esplora, dunque, a partire da una delle esperienze che l’ha motivato (l’incontro con F. Faggin), il rapporto tra fenomenologia husserliana e intelligenza artificiale, analizzando la distinzione fondamentale tra intelligenza e coscienza. Partendo da riflessioni filosofiche classiche e contemporanee, si esamina la crisi epistemologica generata dall'IA, il concetto di "mondo della vita" e la responsabilità umana nell'innovazione tecnologica. Il percorso si sviluppa attraverso l'analisi delle teorie della coscienza, del funzionamento dell'IA generativa e delle implicazioni di queste tecnologie, proponendo un approccio fenomenologico per affrontare le sfide dell'era digitale. Per la realizzazione di questo contributo ho lavorato con Charlie e Brown (due IA che, non occupandomi di mestiere di contenuti per l'internet ed i social, mi hanno coadiuvata nel compito).
La fede nelle macchine in un mondo senza Dio?
Capita sempre più spesso di leggere articoli che tendono ad attribuire agli LLM (Large Language Models) qualche forma di pensiero o di ragionamento. Qualcosa che emergerebbe, sfuggendo a una nostra piena comprensione, dallo sterminato set di dati a loro disposizione. Opinione espressa con sempre maggiore convinzione in base ai risultati più recenti di questi strumenti. Difficile capire se chi sostiene queste posizioni lo fa in difesa degli enormi interessi economici che ruotano attorno a questi prodotti, per genuina convinzione personale, oppure mosso da una fiducia incrollabile verso il progresso tecnologico. Interrogarsi sul perché accade tutto questo credo sia importante e utile.