Generatividad creativa: dejar frutos, no solo rastros

Nel suo viaggio per i mari di tutto il mondo la Stultiferanavis sta incontrando persone in diverse parti del mondo. Questa visibilità che genera curiosità produce anche cose strane e interessanti. Sulla Stultiferanavis può capitare che un testo pubblicato sia apprezzato per i cuoi contenuti e per la qualità della scrittura e, per questo, tradotto in un'altra lingua. E' quello che ha fatto l'autore di questo testo, traducendo in spagnolo un articolo scritto in italiano da Calogero (Kàlos) Bonasia-

Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!

Dopo secoli di previsioni fantascientifiche sulle macchine intelligenti capaci di sostituire gli umani in molte attività quotidiane, il momento della verità sembra essere vicino. L’automazione e l’evoluzione tecnologica hanno determinato una nuova rivoluzione delle macchine con effetti sul lavoro, sul benessere e la prosperità di tutti. [𝐀𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟏𝟒]

La tecnologia affascina. Più affascinante è la questione del nostro destino (Marco Salucci)

L’abuso di qualunque tecnologia diventa dannoso. Chiaramente un incidente d’auto a 100 km/h avrà conseguenze più gravi che a 30 km/h. L’introduzione di ogni nuova tecnologia ha sempre suscitato profezie di sventure, da parte di alcuni: anni fa si discuteva della questione della dipendenza dalla televisione, oggi di quella da cellulare. Intendo dire: discussioni simili esistevano già prima della diffusione dei dispositivi informatici. Immaginiamo un musicofilo che stia sempre chiuso nel suo studio ad ascoltare melodrammi: lo stimolo culturale a cui si espone sarà certamente migliore di quello accessibile compulsando ossessivamente un telefono cellulare ma i suoi rapporti umani e il rapporto con la realtà saranno comunque patologici. Alla fine abbiamo due problemi non uno: quello delle relazioni umane surrogate e quello dei contenuti. E il problema del mezzo viene dopo questi.

Chi è l’uomo? Tracce di una domanda inquieta.

Alla fine della sua tesi complementare sull’Antropologia dal punto di vista pragmatico di Kant, Michel Foucault pone una serie di domande che, più che concludere un lavoro accademico, aprono una linea di frattura. Ci si chiede, in quelle pagine, se sia possibile pensare un sapere sull’uomo che non presupponga già una struttura metafisica del soggetto; se la finitezza, tanto centrale nel pensiero moderno, sia davvero un fondamento o piuttosto un effetto; se l’antropologia possa costituirsi come una scienza critica, senza diventare una nuova teologia secolarizzata del soggetto.

Immerso nella natura ho sospeso il tempo!

Una breve riflessione sul tempo, scaturita da una attività di trekking in alta Val Maira della durata di cinque giorni tra montagne ancor innevate, da cascate rigogliose per la persitente neve di quest'anno dalla primavera strana, non ancora compiutamente sbocciata, da distese infinite di fiori e da simpatici incontri con centinaia di marmotte felici di poter essere nuovamente uscita dalle loro tane. E chissà se anch'esse si sono ritrovate a riflettere sul tempo!

Il consenso degli ingenui

E se ci stessimo abituando, giorno dopo giorno, a rinunciare alla libertà, senza nemmeno accorgercene? Se le nostre scelte fossero guidate da chi sa solo sembrare simile a noi, ma persegue tutt’altro? Un antico proverbio turco dice più di mille analisi. Da lì parte questa riflessione.

Come di domenica mattina mossi da sincronicità si scrivono cose diverse dal compito autoassegnato finendo per svolgere in modo inatteso il compito autoassegnato

Avrei dovuto lavorare stamani a concludere un articolo che ho in sospeso da un mese. Ma l'arrivo di un messaggio su Whatsapp mi distoglie dal compito. Solo in apparenza, perché la via suggerita dal messaggio si rivela un modo per superare lo scoglio di fronte al quale mi ero fermato nella scrittura dell'articolo in sospeso. Ecco dunque un viaggio che connette, per via di Jorge Luis Borges, il mio libro 'Viaggio letterario in America Latina' con 'Les mots et les choses' di Foucault.

Studiare altrove. Perché il sapere non abita solo negli Stati Uniti

Il sapere non è una merce da esportazione né un privilegio da concedere. È tempo di mettere in discussione l’idea che l’istruzione abbia un solo centro e che quel centro parli inglese. Questo testo propone una riflessione sul senso profondo dello studio, sulla politica che lo regola e sull’immaginario che lo incatena. Non per rifiutare, ma per disinnescare una narrazione dominante. E aprire spazi nuovi: più liberi, più porosi, più fertili. Perché la conoscenza non si misura in prestigio, ma in possibilità. E la sua geografia non è data una volta per tutte. Va riscritta. In molte lingue. E molti luoghi.

Ecologia del debito, cultura della complessità. Intreccio tra Capra e Graeber

Debito e complessità sono due parole che abitano il lessico della crisi, ma raramente si incontrano in un discorso unitario. In questo saggio ho voluto farle dialogare, non come concetti tecnici o accademici, ma come forze culturali che modellano la nostra percezione del mondo e delle relazioni. Il pensiero di Fritjof Capra, con la sua visione sistemica della realtà, e quello di David Graeber, con la sua genealogia antropologica del debito, tracciano insieme un sentiero per comprendere le radici invisibili delle disuguaglianze, dei vincoli e delle forme di potere che oggi ci sembrano naturali. Scrivere questo testo ha significato per me esplorare un terreno comune tra scienza, storia e filosofia politica, con l’intento di riportare al centro l’interrogativo sul valore: cosa vale davvero, cosa genera legame, cosa consente di coltivare vita invece di contabilizzare obbedienza. Non si tratta di fondere due autori, ma di attraversarli come strumenti di scavo, per far emergere ciò che nei nostri sistemi culturali e istituzionali si è progressivamente sottratto alla vista: la rete dei legami. Quella che il debito tende a contrarre, e che solo un pensiero sistemico può restituire alla sua complessità originaria.

Ivan Illich: professioni disabilitanti, potere di prescrivere e cittadini ridotti a utenti

“Il potere professionale è una forma specializzata del privilegio di prescrivere”. Su questo potere di prescrizione che si fonda, secondo Ivan Illich, il controllo sociale. Non contano in fondo le conoscenze  che stanno alla base di una professione. Conta l'appartenenza ad una organizzazione che garantisce l'esercizio esclusivo della professione. Così le professioni non soltanto esercitano la tutela sui 'cittadini-divenuti-clienti' ma determinano anche la forma del mondo in cui i 'cittadini-divenuti-clienti' si trovano a vivere.

Intelligenza artificiale e graphic design: un nuovo posizionamento della professione

Intelligenza artificiale e graphic design; c'è ancora speranza per i graphic designer? Da un altro punto di vista potremmo chiederci: "quali i reali vantaggi per il cliente?". Sembra siamo di fronte a una svolta: un imprenditore può oggi generare logo, brochure, profili aziendali, presentazioni e molto altro, senza dover per forza contattare un graphic designer.  Uno sguardo alla situazione generale

The tyranny of "Narratives": how storytelling replaced development

In today’s culture, "narrative" is the new currency of identity. Strategy decks demand a storyboard. Leaders are urged to “own their crucible.” Politicians are coached to deliver “transformational narratives.” Even trauma is expected to be “re-narrated” as catharsis. But this obsession with narrative—while superficially empowering—is symptomatic of a deeper epistemic and moral collapse: the disintegration of personal development.

Storia di un piccolo uomo

Quella che voglio raccontarvi oggi è la storia di un piccolo uomo nato tra le montagne ispide ed inospitali dell’Appennino centrale italiano, nel lontano 1936.

Accessibilità non è solo tecnica: è una questione di riconoscibilità, di senso, di tempo.

Parlare di informazione significa parlare di forma, e ogni forma è già interpretazione. L’architettura dell’informazione nasce da qui: dal bisogno di rendere il sapere accessibile, riconoscibile, abitabile. Non è solo organizzazione di contenuti, ma costruzione di contesti cognitivi. L’architetto dell’informazione non disegna pagine: tesse percorsi, abilita comprensioni, media significati. In un’epoca di dati opachi e rituali aziendali, il suo compito è anche critico: restituire al linguaggio progettuale la capacità di orientare. L’informazione non è mai neutra, e ogni struttura è una scelta.

De Ratione Scientiae Administrandae. Sul dovere del project manager di imparare di nuovo a pensare.

Non tutto ciò che conta si conserva, ma tutto ciò che vale si coltiva. È una differenza sottile, ma decisiva. Il lavoro quotidiano, nelle sue pieghe più ordinarie, ci trasforma. Ma cosa resta, se il fare si svuota del suo senso? Questo testo è un invito a guardare di nuovo — dentro il progetto, dentro l’organizzazione, dentro di noi. Non per trovare formule, ma per ritrovare connessioni. Scrittura, visualizzazione, relazione: sono strumenti per vedere meglio, non per semplificare. Perché ogni gesto, ogni parola, ogni documento può essere un atto di cura, oppure un'occasione persa. Sta a noi decidere.

Méditation sur la mémoire

Un saggio sulla memoria, in forma di meditazione, di Pierre Levy, filosofo e Membro della Société Royale du Canada (2025). Un testo denso, che richiede attenzione e concentrazione, ma che può soddisfare lettori diversi, interessati ad approfondire più che a scorrere velocemente un testo, a riflettere su concetti che servono a comprendere la nostra realtà di umani che, a differenza delle macchine artificiali, mostrano una complessità inarrivabile anche nel modo con cui fanno esperienza della memoria. Una memoria che, dice il filosofo Pierre Levy, è un elemento centrale dell’esperienza temporale, dell’identità e della creatività.