Filosofia, Pensiero Critico e Conoscenza
Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Gatti, asini e canarini, voliere, acquari e gabbie di vetro
Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. Chi sta fermo, immobile e compiaciuto dei tanti benefici e vantaggi offerti dalla tecnologia, rischia di rimanere asino, nel senso negativo del termine. Chi si muove, rivendicando spazi di libertà, è l’asino simbolo di ambiguità, ma anche di fluidità, apertura al cambiamento e alla complessità. Chi dentro una voliera, una gabbia di vetro o un acquario limita i propri movimenti, rivolgendo sguardi e attenzione ai molteplici diversivi creati appositamente per tenerli chiusi in gabbia, rischia di rimanerci a lungo. Chi al contrario deciderà di interrogarsi sul significato della propria esistenza e su quanto ha barattato in cambio di un banale panem et circenses, riuscirà a prendere il volo, seppure nella forma temporanea e pericolosa di un novello Icaro dalle ali di cera.
AI-powered Search: errori, lacune e opacità 1/2
Cerchiamo di inquadrare i vantaggi e soprattutto le criticità dell’AI-Powered Search, dal momento che riguarda il modo col quale ci informiamo, e quindi deriviamo la conoscenza del mondo che intendiamo abitare e trasformare. Se compromesso, risultiamo indeboliti nella capacità di abitarlo pienamente e trasformarlo in base ai nostri bisogni e desideri, e alla fine, soggetti passivi e manipolabili.
The new deadly art of lying
We should have understood this by now. Politics is the art of lying. In fact, we have always lied, but we no longer lie like before... As you might have guessed, this article is intended to be forward-looking. Donald Trump, since we must talk about him, is announcing not a regression to ancestral political behaviors but, through a different form of language, a different way of being-in-the-world. We don't lie like we used to....
Raccapezzarsi, con o senza l'ausilio di una macchina
Dai difetti mostrati da ChatGPT in uno specifico uso: la ricerca dell'etimo di una parola, è possibile passare ad un giudizio generale su difetti mostrati dai chatbot basati su intelligenza artificiale generativa. Di qui si può prendere spunto per una riflessione sull'umano 'cercare' e 'domandare'. Si può chiamare in causa in questa riflessione la proposizione 123 delle 'Ricerche Filosofiche' di Wittgenstein: 'Ich kenne mich nicht aus', 'Ich kenne mich nicht aus'. Per questa via si arriva a ragionare sul verbo italiano 'raccapezzarsi'. Il sapersi 'raccapezzare' è una importante capacità che rischiamo di perdere se proseguiamo nella strada dell'affidarci alla macchina, 'domandando' a lei, invece di 'cercare' da soli.
L'Illusione della giovinezza eterna
In questo nostro peregrinare attraverso le tortuosità del tempo digitale e le ambiguità del valore umano nel mercato del lavoro, forse non sarà inutile volgere lo sguardo a quelle voci che, attraverso i secoli, hanno saputo offrire un faro di lucidità e di serena fermezza. Tra queste, risplende con particolare intensità l'eco dei pensieri di Marco Aurelio Antonino, imperatore romano e filosofo stoico, raccolti nella sua opera immortale, "Le Meditazioni". Questo testo, lungi dall'essere un trattato sistematico, si presenta come un intimo dialogo che tocca le corde profonde dell'esistenza: la natura effimera delle cose terrene, l'importanza ineludibile della virtù come unico vero bene, la necessità di accettare con distacco ciò che non dipende dal nostro volere, e la preminenza della ragione come guida nel labirinto delle passioni e delle avversità.
(Nr. 3) - Ottimismo tecnomimetico e orizzonte del sapere
Questo mio testo prova a fornire una mia visione di come grandi personalità della scienza e del pensiero abbiano fornito, ciascuno per proprio conto e nel proprio tempo, un tassello fondamentale alla comprensione dei limiti della narrazione odierna delle moderne tecnologie di IA e fari illuminanti della loro fondamentale inadeguatezza intrinseca a rappresentare la conoscenza umana nella sua complessa interezza.
Ribellione, autoritarismo e crisi della realtà: rileggere 'The Rebel Sell'
Le teorie del complotto, il culto del leader forte, il disprezzo per la mediazione e il compromesso democratico sono diventati parte integrante del clima culturale dominante. In questo contesto, la domanda centrale è: com’è possibile che, mentre la coscienza critica si dichiara viva e attiva, il potere autoritario guadagni terreno? E come mai le forme culturali che si propongono come alternative sembrano così facilmente neutralizzate? È proprio da questo paradosso che partiva 'The Rebel Sell', il libro scritto nel 2004 da Joseph Heath e Andrew Potter. Heath e Potter toccano una questione più profonda: la confusione tra cultura e politica. Molti ritengono che scegliere un certo stile di vita equivalga a cambiare il mondo. Non mangiare carne, boicottare un marchio, indossare vestiti vintage o non avere un televisore vengono considerati atti politici. Ma questi gesti individuali non mettono in discussione le strutture di potere. 'The Rebel Sell' ci invita a riconoscere le illusioni che ci rassicurano e a fare i conti con la complessità del reale. In un’epoca in cui le democrazie si svuotano e le autarchie si rafforzano, la ribellione estetica non basta. Serve un ritorno alla critica istituzionale, alla pratica democratica, al pensiero articolato. Serve una nuova consapevolezza che unisce l’analisi culturale con l’azione politica, la denuncia simbolica con la riforma concreta.
Filosofia perenne
Il filosofare è il pensiero che va oltre limiti e costrizioni, cercando il sapere al di là di ogni conoscenza settoriale. Per questo si arriva a proclamare la morte della filosofia: di fronte al proliferare di discipline scientifiche e tecniche, una conoscenza multidisciplinare appare oggi inattingibile. Ma più che di morte della filosofia, possiamo parlare di resa dei filosofi. Vediamo sulla scena 'filosofi' che si adeguano a un ruolo ancillare, ponendosi in posizione di sudditanza e di servizio si specifici ambiti scientifici e tecnici. Eppure la figura del filosofo acquista oggi, nell'Era Digitale, una nuova importanza. Servono oggi liberi pensatori tesi oltre ogni conoscenza settoriale, specialistica, disposti a svelare il senso nascosto, complessivo, quel senso che ogni scienza nomina e descrive nel suo modo parziale. Servono pensatori disposti al rischiaramento: l'illuminazione che rende chiaro l'oscuro.
FILOSOFIA IPNOCRATICA
In tempi nei quali proliferano filosofi pop e guru di intelligenze artificiali generative varie, la filosofia sembra sempre più morta, azzerata. Però forse non lo è, la filosofia è pur sempre una pratica che si porta dietro attività di lettura e di scrittura, favorisce l’immaginazione, spinge a vivere la vita come uno spartito musicale, come una danza (“forma di pensiero e di espressione che va oltre la dimensione umana” diceva Nietzsche).
Scritture invisibili. Epistemologie marginali e poteri della scrittura
Non vi è scrittura che non sia iscritta in un campo di forze. Ogni testo è al tempo stesso traccia e strategia: registra, insieme, un mondo e una posizione nel mondo. In questa prospettiva, la scrittura cessa di essere un semplice medium per diventare un dispositivo epistemologico, una tecnologia del pensiero, un luogo di lotta. Il presente saggio si propone di attraversare alcune faglie critiche che segnano la storia e la teoria della scrittura: dalla dimensione civica dell’alfabetizzazione occidentale alla calligrafia come esercizio trasformativo nella Cina classica; dalla grammatica del potere insita nelle narrazioni dominanti alla proliferazione di pratiche scrittorie marginali, silenziose, residuali. Ciò che unisce questi percorsi è l’intuizione che ogni regime discorsivo produce i propri esclusi, e che proprio questi esclusi – le scritture invisibili – possono costituire la soglia di un pensiero critico.
Il basilico del supermercato e il bollino delle competenze: critica radicale alla certificazione (di Project Manager) prefabbricata
Nel mondo della formazione professionale, il project management è diventato una pratica di bollinatura. Ogni certificato è un pedaggio, ogni badge una tappa obbligata in un percorso che premia l’obbedienza invece della comprensione. Si studia per superare esami, non per risolvere problemi; si accumulano crediti, non significato. Così la gestione dei progetti si riduce a una liturgia burocratica che scambia la complessità del reale con la comodità di un framework prefabbricato. E come il basilico del supermercato, anche la competenza cresce in fretta ma appassisce presto.
Il peso della leggerezza: quando ridere non è solo una questione di superficie
Ridere è una di quelle azioni che facciamo senza pensarci troppo. Un gesto semplice, spontaneo, quasi automatico. Ma dietro quella leggerezza si nasconde qualcosa di più complesso. Perché non tutte le risate sono uguali, e non tutte ci portano nello stesso posto. C’è la risata che ci distrae e quella che ci rivela qualcosa. La differenza? Sempre la stessa: il significato che scegliamo di darle.
La memoria e il futuro: un caso interessante di eterotopia a Copenaghen
Il concetto di eterotopia, introdotto da Michel Foucault nel saggio Des espaces autres (1967), designa luoghi fisici e simbolici che si collocano ai margini dell’ordine normativo, funzionando come specchi deformanti della società.
Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Alimentare il dubbio
Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. Un modo per iniziare a riflettere è alimentare il senso del limite, non cedere alle proprie certezze, accettare l’ambiguità e le possibilità tra loro incompatibili, lasciarsi guidare dalla bussola della curiosità, leggere e informarsi, porsi delle domande, pretendere delle risposte, consultare e nutrire il dubbio, non lasciandosi spaventare da quello che dubitare comporta.
Mythos e logos
Nella sua storia, il pensiero occidentale ha privilegiato il logos, il discorso razionale, ma non è sempre stato così. All’inizio del percorso filosofico, in Grecia, i due termini, mythos e logos, erano affini. Il mito di Orfeo mostra, infatti, come poesia, musica e divina follia fossero armonizzate e come il caos fosse da Orfeo mutato in cosmos. Ed è proprio questa in fondo la funzione del logos: portare ordine. Orfeo, infatti, suona la lira e canta; pur essendo seguace di Dioniso si serve delle armi di Apollo, della divinità che, attraverso la parola, concede agli uomini la sapienza. Nei versi a noi rimasti del poema di Parmenide ‘Intorno alla natura’, mythos è riferito al discorso che la dea comunica ed è sinonimo di verità, sempre connesso con un orizzonte sovrumano; logos indica, a volte, il discorso certo, altre, quello falso ed erroneo.
L’illusione del progresso: ciò che sappiamo, ciò che perdiamo
Nel Rinascimento, gli umanisti condannarono il Medioevo come secoli bui, oscurati dall’ignoranza e dalla superstizione. L’Illuminismo sollevò la ragione come baluardo contro le tenebre della credulità. Oggi, immersi in una rete planetaria che promette accesso istantaneo all’informazione, celebriamo l’intelligenza artificiale come se fosse il coronamento di una lunga marcia verso la verità.
Il sapere è sparso ovunque e, spesso, ci passa accanto senza fermarsi
C’è una malinconia sottile che accompagna chi cerca di pensare nell’epoca del rumore. Non una tristezza patetica, ma quella forma strana di lucidità che si prova quando si guarda troppo a lungo una stanza vuota e ci si accorge che qualcosa manca, anche se non si sa bene cosa. È da lì che nasce questa riflessione, scritta in un’ora incerta, quando la luce non è più giorno ma non è ancora sera. Non ha pretese, se non quella di offrire un piccolo varco nel muro compatto delle risposte automatiche. È una passeggiata interiore tra ciò che resta dell’arte, della conoscenza e del silenzio, in un tempo che sembra aver perso il senso del limite. Fulcenzio Odussomai, che scrive queste righe non per insegnare ma per continuare a cercare, sa bene che ogni parola è una provvisoria tregua nel caos, un gesto di resistenza contro la vertigine del troppo.
L’intelligenza sprecata
In un’epoca che proclama la centralità del pensiero ma premia l’automatismo, questo saggio affronta una delle contraddizioni più radicate nel mondo del lavoro contemporaneo: l’intelligenza viene richiesta, ma raramente ascoltata. Tra riunioni inconcludenti, micromanagement paralizzante e tecnologie che promettono efficienza mentre semplificano la complessità dell’umano, si consuma il paradosso dell’organizzazione moderna. Un viaggio critico dentro l’ossessione per il controllo e la paura della decisione, dove la leadership si riduce a gestione dell’immagine e la collaborazione a strategia di sopravvivenza. Un testo che disobbedisce con rigore, scritto per chi non si accontenta più della forma senza sostanza.
Nei labirinti della tecnologia
Un testo usato come premessa del mio libro 𝗡𝗲𝗶 𝗹𝗮𝗯𝗶𝗿𝗶𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮, pubblicato con Delos Digital a fine 2014. "Il labirinto è tutto tecnologico, reticolare, virtuale e reale al tempo stesso. Non è nato da solo, lo abbiamo costruito noi su misura, per divertimento e per soddisfare bisogni e necessità. Poi ci siamo persi al suo interno e abbiamo scoperto i numerosi Minotauri che cercano di dominarlo. Oggi lo abitiamo in modo incosciente e pieni di dubbi, correndo numerosi pericoli, dei quali non siamo sempre consapevoli, e sperimentandone anche le molteplici opportunità. Uscirne non è facile e forse neppure lo vogliamo."
Il peso del fumo (quanto pesa l’intelligenza, anche quella artificiale)
Ogni ambito disciplinare ha i propri sistemi teoretici, i propri metodi di indagine, le proprie tecniche di ricerca i propri strumenti (concettuali e tecnici). Così come ogni ambito disciplinare non è chiuso in sé stesso ma si offre al contributo delle discipline (più o meno “vicine”) così come anche sperimenta l’uso di idee, concetti, metodi e tecniche tipiche di discipline terze.