TESTI
Lavorare oggi: tra tecnica, distanza e comunità. Come il lavoro cambia nell’epoca dell’ibrido.
Una soglia da attraversare Oggi la linea tra vita e lavoro, tra tempo libero e tempo produttivo, è più sfumata che mai. Ma forse proprio questa incertezza può diventare un’opportunità. Ripensare il lavoro non come obbligo, ma come possibilità di fare qualcosa insieme che abbia senso. Un lavoro umano, non solo utile. Che cos’è oggi il lavoro? Dove avviene, con chi, attraverso quali strumenti? Sono domande che non possiamo più dare per scontate. Fino a pochi anni fa, il lavoro era associato a un luogo fisico – l’ufficio, la fabbrica, il negozio – e a un tempo preciso, scandito da orari e presenze. Oggi, tutto questo si è fatto più incerto. Il lavoro “ibrido”, cioè a metà tra presenza e distanza, è diventato la norma per molti. Ma cosa comporta davvero?
Dal trionfo del mondo digitale alla massima incertezza
Se provassimo, ma bisogna trovare tempo e volontà, a riflettere sul mondo digitale, ci dovremmo tutti raccontare almeno una verità: più ci sentiamo rassicurati dai potenti mezzi tecnologici che usiamo e più aumentano le nostre ansie, incertezze, insicurezze. Le soluzioni che ci vengono propinate ogni giorno dalle macchine sembrano sfuggirci, trasformando l’incertezza derivante in un problema epocale (catastrofe ambientale, clima, guerra, populismo, ritorno del fascismo, integralismo, insicurezza, ecc.), in un problema più reale e profondo di quanto non fosse nelle epoche storiche racchiuse dentro il cosiddetto “secolo breve”.
L'Illusione della giovinezza eterna
In questo nostro peregrinare attraverso le tortuosità del tempo digitale e le ambiguità del valore umano nel mercato del lavoro, forse non sarà inutile volgere lo sguardo a quelle voci che, attraverso i secoli, hanno saputo offrire un faro di lucidità e di serena fermezza. Tra queste, risplende con particolare intensità l'eco dei pensieri di Marco Aurelio Antonino, imperatore romano e filosofo stoico, raccolti nella sua opera immortale, "Le Meditazioni". Questo testo, lungi dall'essere un trattato sistematico, si presenta come un intimo dialogo che tocca le corde profonde dell'esistenza: la natura effimera delle cose terrene, l'importanza ineludibile della virtù come unico vero bene, la necessità di accettare con distacco ciò che non dipende dal nostro volere, e la preminenza della ragione come guida nel labirinto delle passioni e delle avversità.
Leggere il mondo: un viaggio oltre le parole
Chi impara davvero a leggere il mondo non è più solo spettatore, ma diventa parte di quella grande narrazione collettiva che, pagina dopo pagina, continua a raccontare l'avventura umana sulla Terra.
(Nr. 3) - Ottimismo tecnomimetico e orizzonte del sapere
Questo mio testo prova a fornire una mia visione di come grandi personalità della scienza e del pensiero abbiano fornito, ciascuno per proprio conto e nel proprio tempo, un tassello fondamentale alla comprensione dei limiti della narrazione odierna delle moderne tecnologie di IA e fari illuminanti della loro fondamentale inadeguatezza intrinseca a rappresentare la conoscenza umana nella sua complessa interezza.
Ribellione, autoritarismo e crisi della realtà: rileggere 'The Rebel Sell'
Le teorie del complotto, il culto del leader forte, il disprezzo per la mediazione e il compromesso democratico sono diventati parte integrante del clima culturale dominante. In questo contesto, la domanda centrale è: com’è possibile che, mentre la coscienza critica si dichiara viva e attiva, il potere autoritario guadagni terreno? E come mai le forme culturali che si propongono come alternative sembrano così facilmente neutralizzate? È proprio da questo paradosso che partiva 'The Rebel Sell', il libro scritto nel 2004 da Joseph Heath e Andrew Potter. Heath e Potter toccano una questione più profonda: la confusione tra cultura e politica. Molti ritengono che scegliere un certo stile di vita equivalga a cambiare il mondo. Non mangiare carne, boicottare un marchio, indossare vestiti vintage o non avere un televisore vengono considerati atti politici. Ma questi gesti individuali non mettono in discussione le strutture di potere. 'The Rebel Sell' ci invita a riconoscere le illusioni che ci rassicurano e a fare i conti con la complessità del reale. In un’epoca in cui le democrazie si svuotano e le autarchie si rafforzano, la ribellione estetica non basta. Serve un ritorno alla critica istituzionale, alla pratica democratica, al pensiero articolato. Serve una nuova consapevolezza che unisce l’analisi culturale con l’azione politica, la denuncia simbolica con la riforma concreta.
Filosofia perenne
Il filosofare è il pensiero che va oltre limiti e costrizioni, cercando il sapere al di là di ogni conoscenza settoriale. Per questo si arriva a proclamare la morte della filosofia: di fronte al proliferare di discipline scientifiche e tecniche, una conoscenza multidisciplinare appare oggi inattingibile. Ma più che di morte della filosofia, possiamo parlare di resa dei filosofi. Vediamo sulla scena 'filosofi' che si adeguano a un ruolo ancillare, ponendosi in posizione di sudditanza e di servizio si specifici ambiti scientifici e tecnici. Eppure la figura del filosofo acquista oggi, nell'Era Digitale, una nuova importanza. Servono oggi liberi pensatori tesi oltre ogni conoscenza settoriale, specialistica, disposti a svelare il senso nascosto, complessivo, quel senso che ogni scienza nomina e descrive nel suo modo parziale. Servono pensatori disposti al rischiaramento: l'illuminazione che rende chiaro l'oscuro.
Le emozioni calcolate. Genealogia critica del potere affettivo
La nostra epoca non reprime le emozioni: le organizza. Non cancella il sentire, lo modella. Non censura la soggettività, la normalizza. Eva Illouz, nel suo saggio Modernità esplosiva, descrive una civiltà in cui l'affettività è ovunque, ma raramente è libera. Allo stesso modo, il progetto Calculating Empires ricostruisce le tappe storiche di un processo lungo cinque secoli, in cui emozione e intelligenza sono diventate oggetti di misurazione, controllo, ottimizzazione.
Per un bene fragile e necessario. Una conversazione con Gianfranco Refosco intorno al concetto di formazione.
In un’epoca attraversata da mutamenti profondi e spesso disorientanti, la questione della formazione degli adulti non può più essere pensata solo in termini di riqualificazione o adeguamento al mercato del lavoro. Ciò che oggi è in gioco riguarda il senso stesso del vivere associato, il rapporto tra soggettività e sapere, il diritto a una cultura che accompagni le trasformazioni senza rinunciare alla complessità.
FILOSOFIA IPNOCRATICA
In tempi nei quali proliferano filosofi pop e guru di intelligenze artificiali generative varie, la filosofia sembra sempre più morta, azzerata. Però forse non lo è, la filosofia è pur sempre una pratica che si porta dietro attività di lettura e di scrittura, favorisce l’immaginazione, spinge a vivere la vita come uno spartito musicale, come una danza (“forma di pensiero e di espressione che va oltre la dimensione umana” diceva Nietzsche).
Guerre di Dio. Una critica radicale al sacro che uccide (e al potere che esclude)
Nel cuore delle tre grandi religioni monoteiste — Ebraismo, Cristianesimo e Islam — la guerra non è soltanto un fenomeno storico o sociopolitico: è, non di rado, un fatto sacro. Un’azione che può essere comandata, giustificata, talvolta persino santificata da Dio. I testi fondativi — dalla Bibbia all’Ebraismo rabbinico, dal Nuovo Testamento alla teologia cristiana, dal Corano alla Sunna — narrano guerre combattute “in nome di Dio”, per la difesa della fede, l’obbedienza alla Legge, o la conquista di una terra promessa. Non guerre umane, dunque, ma guerre autorizzate, se non addirittura volute dal divino. E qui si apre una questione etica e politica di portata immane: che immagine di Dio ci consegnano queste guerre sacralizzate? Che Dio è un Dio che fa la guerra?
Carezzare le parole - Una riflessione necessaria
Dentro la pandemia di egocentrismo corrente, la cui viralità è stata facilitata dalla tecnologia, è necessario dubitare del proprio essere furbi, delle conoscenze possedute. Per porsi delle domande, esercitare una riflessione continua sul nostro essere nel mondo, mettere in discussione abitudini e comportamenti, modificare il modo di interagire con i media tecnologici, riflettere decostruendo criticamente i mondi digitali frequentati, fare i conti con le innumerevoli false notizie, contenuti spazzatura e verità alternative, per poi operare delle scelte esercitando il proprio diritto alla verità, seppur consapevoli della sua illusorietà. - 𝗨𝗻 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶ù 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗢𝗟𝗧𝗥𝗘𝗣𝗔𝗦𝗦𝗔𝗥𝗘 - 𝗜𝗻𝘁𝗿𝗲𝗰𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮.
Virtute siderum tenus
Guardare le stelle non è solo un atto contemplativo. È un gesto di ricerca, una domanda silenziosa rivolta al cosmo e, al tempo stesso, a noi stessi.
Guerre commerciali e conflitti di classe: una critica radicale al modello anglo-americano
Il piacere silenzioso dell'essenziale: ascoltare, leggere, disimparare il superfluo. Introduzione a "Guerre commerciali e conflitti di classe: una critica radicale al modello anglo-americano".
L'AI come "trasformautore" e il caso Hypnocracy
Finora le nuove possibilità introdotte dallo sviluppo tecnologico hanno permesso all’uomo di creare forme sempre più evolute con cui esprimersi e realizzarsi. Con l’Intelligenza Artificiale, lo scarto evolutivo è evidente: la trasformazione di ruoli, concezioni e tradizioni, ha un effetto radicale sui concetti di opera d’autore, autore e processo generativo. Questo è direttamente legato alla questione cruciale, se l’AI sostituisce l’uomo o lo potenzia.
Le lingue morte sono macchine?
Una lingua morta continua a essere studiata e analizzata, ma con un atteggiamento diverso rispetto a quello dedicato alla loro progenie, e lo si fa considerando che di queste lingue si hanno solo documenti scritti e non elementi della quotidianità, elementi vivi, autentici, situati nell'effimero che elude le vette della letteratura così come le iscrizioni, pure se infime, sui muri.
Quando il personale sanitario non si sente persona
È questa la frase espressa come riflessione in un gruppo di ricerca e studio di professionisti della salute come risposta alla considerazione della mancanza di riconoscimento della persona malata.
Bauli e Labirinti, Labirinti e Bauli
Grazie al baule-labirinto si naviga nella complessità, dentro la transdisciplinatierà delle conoscenze e dei saperi che il baule racchiude. I suoi contenuti non sono esoterici, sono per tutti, non sono anonimi, tutti hanno un autore, raccontano le sue storie ed esperienze, il suo vissuto, le sue conoscenze e i suoi saperi. Per accedere al baule e frugarci dentro non bisogna essere dei guru, degli esperti, dei sacerdoti laici, tutti possono avere la possibilità (opportunità) di coglierne i “connotati” conoscitivi dei contenuti disponibili, connessi all’esperienza di chi li ha generati.
Chi ha paura di Franz Anton Mesmer?
Mesmer fondò a Parigi una Società dell'Armonia costituita come una società segreta i cui aderenti dovevano pagare una cospicua quota. Erano medici assai facoltosi ma anche persone dell'alta società e Mesmer, che fino ad allora aveva vissuto modestamente separato dalla sua ricchissima moglie, divenne benestante. Guarì anche persone famose che scrissero favorevolmente su di lui. La fortuna sembrava essere giunta dopo tante peripezie. Ma nel 1784, il governo ordinò un'inchiesta e La Societé Royale nominò una commissione di nove scienziati per formulare un ultimo giudizio sul suo lavoro e la sua teoria.
Scritture invisibili. Epistemologie marginali e poteri della scrittura
Non vi è scrittura che non sia iscritta in un campo di forze. Ogni testo è al tempo stesso traccia e strategia: registra, insieme, un mondo e una posizione nel mondo. In questa prospettiva, la scrittura cessa di essere un semplice medium per diventare un dispositivo epistemologico, una tecnologia del pensiero, un luogo di lotta. Il presente saggio si propone di attraversare alcune faglie critiche che segnano la storia e la teoria della scrittura: dalla dimensione civica dell’alfabetizzazione occidentale alla calligrafia come esercizio trasformativo nella Cina classica; dalla grammatica del potere insita nelle narrazioni dominanti alla proliferazione di pratiche scrittorie marginali, silenziose, residuali. Ciò che unisce questi percorsi è l’intuizione che ogni regime discorsivo produce i propri esclusi, e che proprio questi esclusi – le scritture invisibili – possono costituire la soglia di un pensiero critico.