NOVITA'[1288]
Ontologia punk. Versioni del reale e sintesi radicali nella progettazione contemporanea
Questo articolo esplora l’ontologia come pratica critica e quotidiana, intrecciando filosofia, cultura cyberpunk e progettazione collaborativa. Non esistono dati puri: ogni realtà è una versione, una costruzione filtrata da scelte cognitive, tecniche e politiche. A partire da Kant, Yuk Hui, Mircea Florian e Franco Berardi, il testo mette in discussione l’apparente neutralità delle strutture operative e invita a riconoscere la portata ontologica di ogni atto progettuale. Ogni backlog, ogni sistema di permessi, ogni metrica è una dichiarazione implicita su ciò che è reale. Pensare ontologicamente oggi significa decostruire queste architetture e domandarsi a quale mondo valga davvero la pena adattarsi.
Cosa c’entrano le mele e le arance con la scienza e la filosofia?
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐒𝐚𝐥𝐮𝐜𝐜𝐢. - Dopo avere esplorato Il problema mente-corpo (sottotitolo: Da Platone all’intelligenza artificiale) nel suo libro del 2019, il filosofo Marco Salucci porta in libreria un altro volume (Dalla mela di Newton all’arancia di Kubrik – La scienza spiegata con la letteratura) ricco di spunti per chiunque voglia continuare a riflettere criticamente e intellettualmente sulla realtà contemporanea.
Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Una Bibliografia
Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. La bibliografia che ha aiutato la conoscenza e la comprensione degli argomenti e dei temi trattati nel libro.
E anche se sono sasso, posso essere leggera.
Di psicoterapia, di bellezza e di cambiamento
Writing, Not This Way, But That Way: Writing against AI's Syntactic Simulations of Dialectical Movement
I don’t write to express what I already know. If I did, I’d have nothing to say by the end of the first clause, and the sentence would be left dragging its tail behind it like a dog with nowhere to go. Writing, for me, begins in a state of productive error—less revelation than fumbling, a kind of intellectual squinting in the direction of something not yet visible, let alone nameable. ---- Non scrivo per esprimere ciò che già so. Se lo facessi, non avrei più nulla da dire alla fine della prima frase, e la frase si trascinerebbe dietro come un cane senza un posto dove andare. La scrittura, per me, inizia in uno stato di errore produttivo – più che rivelazione che tentennamento, una sorta di sguardo intellettuale socchiuso verso qualcosa di non ancora visibile, figuriamoci nominabile.
Si sta male dentro e non si solidarizza più
Molte realtà che frequentiamo sono come dei caterpillar, capaci di condizionare, forse anche di distruggere, la nostra vita emozionale e farci stare male dentro. La responsabilità non è degli strumenti che usiamo ma il modo con cui ci siamo ibridati con loro, subendoli e servendoli o semplicemente usandoli in modo poco consapevole e acritico.
Meticciamento di razze e di culture: il senso delle Humanities
Il termine inglese 'Humanities' ha un ampio ventaglio di senso. Potremmo tradurre 'discipline umanistiche', 'studi umanistici', ma anche 'umanità'. Ed è doveroso poi considerare le 'Digital Humanities' rivisitazione delle Humanities tramite mezzi digitali e computazionali. Secondo alcuni non si può oggi più parlare di Humanities senza chiamare in causa l'intelligenza artificiale. Nell'articolo si sostiene invece che il senso delle 'Humanities' sta nel narrare ed ascoltare storie, generare e condividere conoscenze, senza bisogno di nessuna nuova macchina. E si narra quindi una storia che ha luogo all'Avana.
Benedetta la benevola AGI: la favola del re programmatore
Immaginate questo. Ti svegli e il mondo è finalmente cresciuto. Niente politici, niente corruzione, niente guerre. Un'intelligenza artificiale serena e onnisciente governa il nostro pianeta con incorruttibile chiarezza. L'assistenza sanitaria è impeccabile, l'allocazione delle risorse istantanea, il crimine previsto fuori dall'esistenza. Ogni obiettivo climatico è stato raggiunto prima del previsto. Le città ronzano in perfetto equilibrio; Il traffico scorre come la poesia, i bisogni dei cittadini vengono soddisfatti prima ancora che espressi.
La tecnologia che annoia, disturba e tradisce!
Capita a tutti, perchè tutti sono coinvolti nel grande gioco del consumismo quotidiano, nel quale si confrontano giocatori sempre più attrezzati tecnologicamente e aggressivi. E' un gioco praticato per accaparrarsi ogni budget disponibile e nel quale ogni trucco e mezzo è utilizzabile pur di arrivare all'obiettivo commerciale predefinito. Il mezzo tecnologico oggi più usato è quello dei Call Center, spesso automatizzati e robotizzati con addetti alla vendita in forma di algoritmi capaci di sfornare centinaia di Robo-chiamate quotidiane. La pervasività della tecnologia nella vita quotidiana di ognuno non è causale ma legato anche all'idea che della tecnologia tutti si sono fatti. Una tecnologia capace di risolvere problemi e di semplificare la vita di ognuno con le sue soluzioni, applicazioni e dispositivi.
La tecnologia è una caratteristica prettamente umana, da usare in modo costruttivo
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐑𝐨𝐜𝐜𝐨 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐨. - Il dare senso alla vita è una cosa importante; bisognerebbe cambiare i paradigmi con i quali viviamo: crescita economica infinita, rincorsa al denaro… e dedicarsi maggiormente allo sviluppo della coscienza non dal punto di vista religioso, ma dal punto di vista antropologico. Sviluppare un umano più evoluto nel rapporto con gli altri e con il pianeta terra. La cosa veramente preoccupante è che allo sviluppo tecnologico sempre più veloce non ci sia un altrettanto interesse per la crescita della coscienza umana.
La poesia come officina della saggezza?
La rottura cartesiana ha spaccato il tessuto della nostra conoscenza, separando la mente dal corpo, lo spirito dalla materia. Sulla sua scia, la natura è diventata un'estensione muta, misurabile ma senza voce, e l'io un osservatore tamponato, sovrano ma estraniato. Il mondo non si rivolgeva più a noi; Significa ritirato dietro la calcolatrice.
Il greenwashing della gentilezza
Non so cosa pensino le persone da me incontrate che hanno fatto della gentilezza una missione oltre che una professione. Sulla gentilezza ho anche scritto un libro con una persona che credo abbia anticipato tutti sul tema: Anna Maria Palma con il suo libro La gentilezza che cambia le relazioni.
Don Ferrante non basta. Dal pensiero relazionale di Riccardo Manzotti a un uso responsabile dei modelli linguistici.
Cosa distingue davvero l’intelligenza artificiale dalla coscienza umana? Partendo dalla teoria della Mind–Object Identity di Riccardo Manzotti, questo articolo propone una lettura critica dei modelli linguistici generativi come strumenti potenti ma non autonomi. Gli LLM predicono, non comprendono. Non sono cervelli alternativi, ma interfacce statistiche che vanno integrate in infrastrutture cognitive responsabili. Oltre l’entusiasmo e il negazionismo, la vera sfida è progettare un uso consapevole e tracciabile dell’IA, distinguendo prestazione linguistica da comprensione situata. Una riflessione per chi vuole pensare il digitale con rigore e senza scorciatoie.
Capitalecene vs Antropocene: un'analisi critica della crisi ecologica attraverso la lente di Kohei Saito
L’Antropocene non è solo l’epoca in cui l’uomo impatta il pianeta, ma il regime metabolico in cui la crisi ecologica nasce e si riproduce attraverso il capitalismo globale. Nel mio ultimo articolo, ispirato dall’opera di Kohei Saito Il capitale nell’Antropocene, esploro come il sistema capitalistico sposti le crisi ambientali nel tempo, nello spazio e nella tecnologia, nascondendo disuguaglianze profonde.
Cara vecchia mente paleolitica. Idolatria, feticismo e totemismo nel nostro rapporto con l’intelligenza artificiale.
Cosa vuole l’intelligenza artificiale? Perché questa apparentemente strana domanda dovrebbe richiedere la nostra attenzione?
Oltre l’egemonia: ripensare la coscienza a partire da altre culture (e da un’idea del limite)
In un tempo in cui la coscienza è ridotta a fenomeno misurabile e la vita umana a statistica computabile, questo saggio propone un cambio di prospettiva. Attraverso l’ascolto di voci filosofiche, scientifiche e poetiche non occidentali — dall’India al mondo arabo, dall’Africa all’America Latina — si interroga il concetto di coscienza come spazio etico e relazionale, irriducibile ai modelli algoritmici. Contro l’egemonia del pensiero tecnico-scientifico, l’articolo esplora le alternative culturali che restituiscono all’umano la possibilità di scegliere, disobbedire, proteggere. E invita a riconoscere il valore politico della coscienza come forma di resistenza.
L'intelligenza artificiale come strumentalismo automatizzato: come l'intelligenza artificiale mette in atto un'ideologia di utilità sconsiderata
Negli ultimi mesi ho visto una serie di seri tentativi di legare l'intelligenza artificiale all'ideologia, anche se la maggior parte inizia con una curiosa ambivalenza riguardo ai termini coinvolti. L'ideologia, un tempo l'orgoglioso cavallo di battaglia teorico della sinistra del dopoguerra, è diventata una sorta di spettro errante, occasionalmente invocato, raramente definito, ma il più delle volte scambiato per sinonimo di pregiudizio.
[cul·tù·ra]
Cultura rinvia alla forma di un participio futuro, come natura, creatura, ventura; la stessa parola latina futurus è participio futuro del verbo esse (così come presente è un participio presente – da præesse, essere di fronte – e passato è un participio passato – da passare). La matrice che genera la parola cultura è un verbo latino, còlere, che significa innanzitutto coltivare, anche nel senso figurato di avere cura, trattare con attenzione o con riguardo, quindi onorare; per estensione, perché la coltivazione implica la stanzialità, significa anche abitare. Da tutto questo prendono vita parole comuni e diffuse come: agricoltura, culto, colonia e colono, inquilino... oltre a coltivare, e cultura.
Figure del progetto #3 – Apprendere insieme: bisogni individuali e dinamiche collettive nella formazione contemporanea
In un’organizzazione, imparare non significa soltanto assorbire contenuti: è un’esperienza che coinvolge le persone, le loro motivazioni, il clima del gruppo. Ma cosa accade quando le dinamiche si incrinano, quando la motivazione cala e il percorso formativo sembra perdere efficacia? In questo articolo, con l’esperienza di Alessandra Grillo, entriamo nel cuore di queste dinamiche. Scopriremo come l’ascolto, la flessibilità progettuale e una leadership educativa attenta possano restituire senso al lavoro condiviso. Un viaggio nella formazione come spazio vivo, dove ogni equilibrio va costruito e ricostruito insieme, con cura e intelligenza.
Il sapere negato. Donne, filosofia e la lunga storia dell’esclusione legittimata
Elena Cornaro, prima donna laureata in filosofia nel 1678, rappresenta un caso emblematico di sapere negato. La sua eccezionalità, anziché aprire un varco, servì a consolidare l’esclusione sistemica delle donne dalla trasmissione ufficiale del sapere. Il titolo le fu concesso, ma le fu negato ogni ruolo attivo. L’articolo ricostruisce una genealogia intellettuale di figure femminili — da Ipazia a Simone Weil — che furono ammesse al pensiero solo in forma marginale o silenziata. Un percorso critico attraverso la storia della filosofia e della cultura, dove la differenza sessuale ha agito come filtro implicito alla legittimazione del sapere.