Chatgpt, IA, ambiente, estrattivismo…e altro!

Il meme virale del momento si chiama ChatGPT. Tutti ne parlano, molti la usano, anche per passare esami scolastici o pubblicare articoli, alcuni ci costruiscono successi personali, i più non comprendono di cosa si tratti e non si interrogano sulle sue potenziali conseguenze future. Eppure, interrogarsi sulle soluzioni di intelligenza artificiale potrebbe essere molto utile, oltre che intellettualmente interessante.

The Contraction of Time

In the absence of open spaces and open times, a frustrated humanity has turned to a frantic internal growth which could be compared to a cancer: it has a structure but no order, no other goal but growth for its own sake; it does not negotiate its survival with its host and eventually kills it. But a trend is not a destiny, for the collective genius of humanity so far has been always to escape from deterministic models.  It will start restart with "space. Time is space.

La magia di una comunicazione perduta

La scomparsa graduale delle cassette postali sta segnando la fine di un'era romantica di comunicazione. Questi simboli di connessione umana, un tempo punti di incontro tra pensieri personali e distanze geografiche, stanno lentamente sbiadendo nel paesaggio urbano. Le lettere scritte a mano, le cartoline dai colori sbiaditi, i francobolli accuratamente scelti, stanno cedendo il passo alla rapidità fredda delle email e dei messaggi digitali.

Bug, virtù e codice: lo stoicismo applicato al testing del software

Gli stoici ci invitano ad accettare ciò che non possiamo controllare – in questo caso, l’inevitabilità dell’errore in sistemi complessi – e a concentrare la nostra energia su ciò che possiamo cambiare: il modo in cui affrontiamo questi errori e impariamo da essi. Questa prospettiva trasforma il testing da un semplice controllo di qualità a un viaggio di scoperta e miglioramento continuo.

Leggo...

"𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘪 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘪 𝘷𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩é 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢. 𝘓𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘱𝘶𝘰 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘳𝘦 è 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘪 è 𝘮𝘦𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘪" (𝘐𝘵𝘢𝘭𝘰 𝘊𝘢𝘭𝘷𝘪𝘯𝘰).

Il progetto della STULTIFERANAVIS

𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐭𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐞𝐫𝐚𝐧𝐚𝐯𝐢𝐬 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐌𝐚𝐳𝐳𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐥𝐥𝐢. La nostra iniziativa è plurale, ospitale, aperta a racconti diversi del viaggio che qui stiamo intraprendendo. Il modo con cui racconteremo questa iniziativa non può essere fermato nel tempo. Sarà un racconto nel tempo, per tutta la durata del viaggio. I diversi racconti che si accumuleranno permetteranno una maggiore e migliore narrazione esperienziale, legata a storie, incontri, emozioni, percezioni e incontri che via via si determineranno come eventi e momenti, situazioni e ambienti (discipline) visitati.

2024: A Christmas carol updated - Scrooge on steroids: going back to Social Darwinism

Revisiting and updating a Christmas Carol story from Charles Dickens. The author, Nicole Morgan, provide an insight personal story about the current silly and strange times we are experiencing. We celebrate Christmas every year, we do this year too. However, never as this year, we are all called to pay attention to what is happening around us: climate change, wars, poverty, scarcity, technology effects, geopolitical changes, lack of Politic and weakness of the elites, disappearance of ethics, lack of awareness about World crisis, brutalization of language and much more. Are we living at the end of times toward the end of the world? “The hell no!”. There are other magic tales far more grandiose which will take us in a greater cosmology. All can contribute right now to build these tales!

Buon 2035 (sì, proprio duemilatrentacinque)

Probabilmente il 2025 non ci cambierà la vita ma ci avvicinerà, tanto o poco, ai nostri sogni; o forse ci allontanerà da essi, perché la vita è imprevedibile. Ma se ogni volta che ci capita qualcosa (o qualcosa capita all’intera umanità) proviamo ad elevarci per cercare una visione di più ampio respiro, possiamo sempre correggere il tiro e scegliere di intraprendere una diversa direzione.

Gaber e il Natale: un'idea o un fatto storico?

Il Natale anche solo filosoficamente inteso non è altro che la risposta all'idea astratta di Dio, che "avviene" su questa terra assumendo negli umanissimi tratti la sensibil forma auspicata da Leopardi, rendendosi volto di bambino, riconoscibile e pertanto corrispondente al desiderio di concretezza che ci contraddistingue.

A cosa servono i filosofi nell’era dell'intelligenza artificiale

Nell'era dominata dalla tecnologia e dalle intelligenze artificiali generative, diventa sempre più impellente interrogarsi sull'evoluzione tecnologica in atto ma soprattutto su quella umana. In molti, compresi filosofi più o meno pop, si esercitano nel fornire memi, concetti, riflessioni utili a celebrare le sorti progressive delle intelligenze artificiali e facendo finta di non vederne le implicazioni, filosofiche ma soprattutto umane. Questi e tutti i filosofi dovrebbero al contrario ritornare a quello che da sempre è il ruolo del filosofo: porsi domande, interrogarsi e contribuire a dialoghi maieutici capaci di aumentare e migliorare la conoscenza, coltivare la responsabilità, sviluppare l'umanità.

Siamo tutti in cammino senza una bussola in tasca

Siamo tutti in viaggio o in cammino, e la meta spesso è nebulosa o incerta, e la tentazione di cercare scorciatoie è sempre in agguato. Ma il cammino è lungo e tortuoso e le aspettative sono alte (“Ora e Quando sarà / l’Evento atteso”) e la speranza di trovare alfine “un unico percorso a senso” mai ci lascia. Crediamo di poterci fare guidare dalla ragione e da una fede incrollabile ma nell’età del nichilismo dispiegato anche queste sono armi spuntate, che mostrano tutta la loro debolezza. Viviamo nell’implosione di una società che sta conoscendo il suo tramonto (questo significa vivere in “occidente”). “Ma è pena umana questa illusione / di arrivare, in vita, al dunque”: altro non ci resta se abbiamo rimosso il senso profondo della nostra esistenza, se ci rifiutiamo di guardare in faccia i nostri demoni.

A proposito del poetare nell’età della Techne

E’ ancora possibile la Poesia nell’età della Techne? Questo è il tema di questa lirica. La risposta che si ricava dai versi è una risposta desolata, pessimistica, negativa. In un’età in cui la ratio occidentale è giunta alla sua massima espressione con il dominio della scienza e della tecnica, la domanda sul senso dell’esistenza, che nasce dalla meraviglia di un cielo stellato (“gli spazi siderali”), dal legame con “la terra degli uomini”, dalla parola nuova e inaudita (“il non detto dei sapienti”), appare ormai caduta in oblio. Al poeta di questa nostra società ipertecnologica, che ha cancellato il senso cosmologico dell’esistenza, che vive nell’oblio dell’essere (Heidegger), non rimane che affidarsi al “silenzio della propria insignificanza” e al “vuoto della propria dispersione” per cercare di cogliere qualche debole segnale (“l’eco flebile della tua voce”) della parola della musa. Silenzio e vuoto: proprio ciò che manca all’uomo di oggi, proprio ciò che viene evitato come la peste. Che è come dire che l’uomo moderno fugge da sé e dal proprio significato destinale, evitando accuratamente di fermarsi a guardare dentro se stesso e a porsi le domande esistenziali che lo rendono pienamente un essere umano. Il poeta sembra non aver più nulla da dire, o di non essere più in grado di proferir parola, conscio com’è di rimanere inascoltato, consapevole che le parole hanno perso la loro sostanza, la loro potenza, la loro risonanza interiore, triturate e polverizzate dal clamore mediatico. Eppure nei versi finali rimane aperta una speranza: “un’eco flebile” da captare, forse una nuova parola originaria si sta affacciando…

Ma tu, amico mio, sai perché stai zappando?

Ti sei mai fermato a riflettere sul significato delle tue azioni quotidiane? In questa semplice domanda si cela una profonda riflessione. Perché facciamo ciò che facciamo? Perché ci alziamo ogni mattina e affrontiamo la nostra routine? Nel mondo aziendale, frenetico e scandito da obiettivi, scadenze e riunioni, fermarsi a riflettere sembra quasi un lusso.

Il tempo del disincanto

Viviamo il tempo del disincanto, percepiamo e forse abbiamo anche compreso quanto sian illusorie le promesse della tecnologia e delle sue piattaforme. Il disincanto nasce dalla consapevolezza di quanto lontana sia la felicità promessa e insufficienti le gratificazioni e i doni elargiti da piattaforme sempre più abuliche nella lororicerca affamata di dati e informazioni. Il disincanto nasce anche, per alcuni, da una accresciuta consapevolezza sull'essere stati trasformati in semplici consumatori, merci.

Goethe: la conoscenza come morfogenesi

Dentro un giardino botanico. La forma come proprietà emergente. Ordine e disordine, descrizione e osservazione. Linneo e Goethe: due pensieri, due costruzioni di pensiero e due esperienze a confronto. Da un lato la costruzione perfetta e dettagliata del pensiero di Linneo, dall'altra il pensiero di Goethe che vede in questa costruzione, astratta e metafisica, un allontanamento dalla realtà e dalle cose fisiche. Il tutto raccontato attraverso dissertazioni scientifiche e versi poetici.

Il coraggio, una virtù perduta?

Di coraggio se ne parla molto ma è sempre quello degli altri. Di coraggio invece bisognerebbe parlare di più e in modo diverso. Coraggio come capacità di scegliere, decidere e volere, come vivere senza paura, saper (ri)cominciare, accettare l’enigma di ciò che ci fa agire come agiamo anche se non ci sono tornaconti o ricompense alcune. Un coraggio etico, persistente nel tempo, finalizzato a orizzonti aperti, non necessariamente legato all’atto eroico sacrificale ma che si pratica come atto costitutivo della propria identità e che ci rende insostituibili.

Questo piccolo mondo antropocentrico

Se vogliamo essere pronti alle grandi sfide che attendono l’umanità nei prossimi anni, la cultura del protagonismo deve cedere il passo a una visione più ecosistemica, nel business come nella politica e nella sfera individuale. In fin dei conti ha poco senso possedere un ego spropositato quando su scala planetaria il genere umano ha una presenza pressoché irrilevante!

Il tempo tecnologico è​ viscoso e agitato!

Il tempo tecnologico è lineare, binario, accelerato, compresso, pulsante. Il tempo tecnologico fa da attrito per tutti gli elementi con cui è in relazione, si contrae come un buco nero, non lasciando dietro di sé alcuno spazio, ma un semplice campo gravitazionale. Così intenso da non lasciare sfuggire nulla, neppure le tante azioni che caratterizzano socialmente i mondi abitati dalle moltitudini della Rete.