Testi
Dall’agile alla vanità: pensiero, linguaggio e controllo nella società ipertecnologica
In un’epoca dominata dalla simulazione e dalla velocità, il linguaggio del lavoro si è trasformato in liturgia vuota, e le metodologie nate per liberare sono divenute nuove gabbie simboliche. Questo saggio esplora la crisi epistemologica che colpisce Agile, design thinking e cultura organizzativa, denunciando la deriva performativa del pensiero e invocando una disobbedienza intellettuale fatta di ascolto, dubbio e consapevolezza.
L’IA e l’arte di prevedere l’inatteso
A breve visiterò la mostra Le Monde selon l’IA al Jeu de Paume, ma ho già deciso di scriverne. Non per presunzione divinatoria – mi manca l’API – ma perché questa mostra è già un oggetto teorico ancor prima di essere esperita. Il suo allestimento è disponibile, le opere accessibili, i dispositivi curatoriale leggibili. E l’intelligenza artificiale, si sa, ha la brutta abitudine di precedere sempre la nostra comprensione.
Microservizi: un’evoluzione architetturale guidata dall’esperienza
Uno dei principi fondanti dei microservizi è la coesione funzionale. In ambienti monolitici, l’accumulo progressivo di logiche eterogenee porta a un degrado architetturale che rende ogni modifica un rischio sistemico. Nei microservizi, invece, si costruiscono boundary espliciti attorno a funzioni ben delimitate, spesso modellate secondo i concetti del Domain-Driven Design. Questa decomposizione consente una governance più chiara del codice e delle dipendenze, riducendo l’accoppiamento tra componenti e favorendo il cognitive load ottimale per i team. Ma quanto deve essere "piccolo" un microservizio?
L’Intelligenza Artificiale nel Project Management: pensiamo ancora, o solo eseguiamo?
Viviamo un tempo in cui la velocità è diventata virtù e l’ottimizzazione una fede. Il project management, che un tempo era arte di mediazione tra visione e realtà, oggi rischia di ridursi a un’esecuzione cieca di flussi automatizzati. Ma dietro dashboard perfette e algoritmi intelligenti, resta una domanda cruciale: che cosa stiamo perdendo, mentre crediamo di guadagnare efficienza? Questo non è un rifiuto della tecnologia, né un elogio nostalgico dell’imperfezione umana. È una chiamata al pensiero critico, alla responsabilità, alla capacità di interrogare il contesto prima di aderirvi. Perché non basta prevedere un rischio: bisogna anche comprenderlo. Non basta riallocare una risorsa: bisogna sapere perché lo si fa, e con quali conseguenze. Per dare profondità a questa riflessione, ho selezionato dieci libri che accompagnano e rafforzano il mio punto di vista. Non sono semplici “fonti”: sono compagni di strada. Ogni testo, a suo modo, interroga il rapporto tra sapere, azione, potere e tecnologia. Alcuni parlano di project management, altri di filosofia, altri ancora di etica o di organizzazione. Tutti, però, ci aiutano a mantenere viva una domanda essenziale: vogliamo diventare più rapidi o più consapevoli? La risposta non si trova nei manuali. Ma nella pratica quotidiana del pensiero.
Metafore dell’organizzazione: sono stato alpinista e educatore
Il tempo è quello che è, ma ho già letto molto di quanto scritto in queste pagine. Oggi mi sono imbattuto in un articolo di Francesco Varanini dal titolo “Sono stato antropologo”: Le biografie dicono molto di noi, molto di più delle etichette che dovrebbero far capire qual è il nostro ruolo. E poi credo che per molti di noi (per me moltissimo) sia sempre stato difficile definirsi. Così ho ripescato dal mio blog questo piccolo racconto. Spiega meglio di tanti discorsi (anche se alcuni riferimenti saranno più chiari a chi è appassionato di montagna) come sono arrivato a fare il formatore: attraverso le prime esperienze di outdoor training in Italia, da una porta d’accesso particolare.
Tornare al contatto fisico
In tempi in cui introduciamo nel corpo chilometri zero, cibi vegani e carnivori, enogastronomie e diete furibonde, lo lasciamo sempre più inconsapevolmente in disparte se non per modellarlo artificiosamente, con dosi festose di botulino, illusi, donne e uomini, che così il tempo si possa annullare spingendo la morte del corpo mortale sempre più in là. Epidemie e pandemie varie permettendo. Il corpo, singolare e purale, che la pandemia ha reso fragile ponendolo al tempo stesso al centro dell’attenzione, avrebbe potuto renderci consapevoli di quanto a esso siamo concatenati, impossibilitati a liberarcene. Finita la pandemia la consapevolezza si è messa in ombra (si è adombrata), così come ha fatto il Covid 19, lasciando spazio a ciò che da tempo molti avevano già accettato come normalità: la sparizione del corpo in presenza, dentro la vita simulata delle piattaforme digitali online.
Per essere consapevoli, occorre essere svegli
In questo mondo caotico, tecnologico e superficiale, l’abitudine alla riflessione quotidiana, che diventerà nel tempo sempre più profonda e articolata, proteggerà la nostra mente dall’illusione del controllo e creerà spazi di silenzio per il nostro spirito stanco.
Le regole
Le regole sono un peso, sono una “scocciatura” come, ironicamente, ha affermato Obama nel suo bellissimo discorso del 3 Aprile 2025 allo Hamilton College di New York. Sino a quando non verranno singolarmente cambiate e/o annullate, sono alla base del nostro vivere civile.
Sono uscito dalla caverna
Il mito della caverna di Platone viene ripreso e rivisitato da sempre. La parte del mito che a me ha sempre intrigato di più è il prigioniero che viene liberato in modo che possa vedere l’uscita della caverna.
Pensano o no? Lo statuto epistemico dei modelli linguistici generativi
I modelli linguistici generativi (LLM) hanno rapidamente conquistato un ruolo centrale nel panorama tecnologico e culturale. La loro capacità di produrre testi coerenti, risposte contestuali e output sintatticamente raffinati ha alimentato entusiasmi, preoccupazioni e, soprattutto, un diffuso disorientamento epistemologico. Sono strumenti linguistici sofisticati o stanno sviluppando forme primitive di "comprensione"? Sono simulatori ingannevoli o nuovi agenti cognitivi? Esploriamo il dilemma articolandolo secondo la struttura classica di tesi, antitesi e sintesi, nella consapevolezza che il dibattito richiede più filosofia, non meno.
Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 3/3 - Una recitazione impeccabile ma piatta
Negli umani ogni atto linguistico si intreccia con un vissuto corporeo e relazionale. I neuroni a specchio, ad esempio, attivano nel soggetto che osserva la stessa disposizione motoria o emotiva di chi agisce o parla. Questi neuroni sono considerati fondamentali per l’intersoggettività umana e l’empatia, perché creano una forma di risonanza diretta, corporea, che precede e sostiene la comprensione cognitiva.
Villaggio globale o vortice?
Provate a pensare a questi primi mesi del 2025 e al tornado Trump che sta devastando il mondo globalizzato, mettendo a rischio quello occidentale nella sua stessa esistenza e in discussione i suoi rapporti con il resto del mondo. Questo tornado può essere connesso a varie metafore. Qui ne accenno due, entrambe prese dal pensiero di Marshall McLuhan: 𝗩𝗜𝗟𝗟𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢 𝗚𝗟𝗢𝗕𝗔𝗟𝗘 𝗲 𝗠𝗔𝗘𝗟𝗦𝗧𝗥𝗢𝗠 (vortice). Per chi volesse fermarsi qui, l’ovvia domanda è se Trump sia appunto un “tribalizzatore” violento seriale che ci riporta al villaggio ancestrale o sia piuttosto un Vortice (Maelstrom) capace di centrifugare tutto con la sua forza centripeta, ma soprattutto per il controllo crescente di cui è dotato, grazie alla allenza con i signori delle piattaforme tecnologiche.
Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 1/3 - L’idea di ragionamento nella tradizione filosofica
Lo stato dell’arte della ricerca scientifica conferma che ancora oggi i LLM, pur essendo ormai di dimensioni ciclopiche, si limitano ad eseguire catene di inferenze e simulare processi deduttivi, ma lo fanno tramite aggregazioni statistiche di percorsi appresi, senza autentica comprensione o coerenza concettuale autonoma. Siamo in grado di trasferire facilmente questa capacità a modelli più piccoli, facilitandone la diffusione, ma questa resta più dipendente dalle strutture logiche apprese, che dal contenuto specifico: il rimescolamento o la cancellazione dei passaggi logici causano un degrado delle prestazioni. Questo conferma l’impossibilità da parte dei LLM di giocare al gioco linguistico della vita. Il rischio, allora, non è che le macchine diventino più umane, ma che noi si finisca per adattarsi a una forma di linguaggio priva di radici nella vita reale, perdendo dimestichezza con il pensiero critico, l’ascolto, l’interpretazione.
Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 2/3 - Reasoning Model: un termine da interpretare
Se non sono concetti definiti in modo condiviso quando riferiti agli uomini, che senso ha riferirsi alle macchine con termini come “intelligenza” o “ragionamento”? Per riprendere Dijkstra, non sembra interessante “chiedersi se i sottomarini sono capaci di nuotare”. Eppure, il vocabolario usato dai tecnologi e dai marketer che sviluppano e promuovono l’AI continua a fare largo uso di un linguaggio equivoco, dal termine stesso di Intelligenza Artificiale al più recente “Reasoning Model”. Con Wittgenstein, capiamo che questo uso del linguaggio è esso stesso un gioco che ricorre frequentemente nel confronto con lo sviluppo del progresso in generale, e tecnologico in particolare.
Cosa ci aspetta nel futuro?
Il futuro si sa è imprevedibile, incerto, dipende sempre dagli altri! Ma è ricco di avvenimenti che danno forma ad avvenire diversi ai quali ognuno può tentare di dare un senso in piena libertà.
L’umanesimo, la politica, il futuro
La percezione che nasce dalla lettura di articoli, libri, post, in questo preciso momento storico, è che “non ci resti che…. scrivere”, parafrasando il ben più noto titolo di un film degli anni 80, ma senza escludere l’atto finale che include qualche lacrima.
Di sistemi che pensano per parti: riflessione su microservizi, resilienza e decomposizione
n questo breve saggio propongo una riflessione sull’architettura a microservizi, andando oltre la tecnica per interrogarmi sul modo in cui pensiamo — e costruiamo — i sistemi complessi. Non si tratta solo di design software, ma di una forma mentale: una postura progettuale che accetta l’incertezza, valorizza la sostituibilità, e riconosce nella decomposizione una strategia di resilienza. È un testo scritto nel silenzio di chi osserva i sistemi parlare tra loro, e cerca nei loro fallimenti non un errore, ma un’indicazione.
Il realismo capitalista in versione Trump
La percezione che non ci siano alternative ha ricadute drammatiche (sociali, psichiche, mentali, ecc.), aggravate dalla pandemia di solipsismo, narcisismo e individualismo che impedisce ogni forma di sguardo collettivo e solidale sul mondo e sul futuro. Si agisce individualmente illudendosi di cambiare le cose, si perde di vista che non bastano variazioni minime, per cambiare la struttura, il paradigma, la cultura del sistema bisogna farlo insieme ad altri. Su tutto poi, se no si esce dal conformismo, dall’assuefazione, da dipendenza dopaminica delle gratificazioni online, si rinuncia alla libertà, che può derivare solo dalla nostra capacità di agire, di capire le cause e i desideri che ci muovono, di abbandonare le passioni tristi, per provare a resistere all’ipnocrazia.
Alla ricerca della verità: riflessioni a partire dal caso della Sindone
In un mondo sommerso da informazioni e manipolazioni, è essenziale distinguere il vero dal falso. Partendo dal dibattito sulla Sindone, questo articolo invita a esercitare il pensiero critico e a non smettere mai di cercare la verità. Una sfida ancora più ardua oggi rispetto a ieri.
Una democrazia in laboratorio: riflessioni sul potere simulato dei gemelli digitali
Uno studio di Novelli, Argota Sánchez-Vaquerizo, Helbing, Rotolo e Floridi (2024) propone un metodo computazionale per verificare l’efficacia della democrazia deliberativa. Il loro lavoro, “Testing Deliberative Democracy Through Digital Twins”, esplora la possibilità di utilizzare gemelli digitali - simulazioni dinamiche alimentate da dati reali - per testare diverse architetture deliberative prima di implementarle nel mondo reale.