L’arte di essere gentili

Una parola chiave è la consapevolezza, perché senza questa qualità non c’è gentilezza. . La consapevolezza non la si può insegnare, diventa una scelta di vita che crea, e costruisce nell’autoconsapevolezza e genera nell’etero consapevolezza il proprio modo di rapportarsi con il mondo. Senza attenzione, senza presenza non può esserci consapevolezza e l’attenzione va allenata .

Oltre il gregge: una narrazione umanista digitale sulla libertà e la volontà di potenza in Nietzsche

Nel vasto scenario della nostra epoca iperconnessa, in cui la rete domina l’esperienza quotidiana e la pressione sociale si insinua spesso come un’ombra silenziosa, emerge con forza il richiamo di un antico eppure eternamente attuale pensiero: quello di Friedrich Nietzsche sulla mentalità del gregge e la volontà di potenza.

Etiam capillus unus habet umbram suam. (Anche un singolo capello ha la sua ombra.)

Non ho mai capito se l’invidia sia davvero un’emozione o piuttosto un pensiero con pretese metafisiche. Essa non si accontenta di dolere, vuole spiegare, interpretare, insinuare un ordine delle cose in cui tutto – soprattutto il nostro malessere – abbia una ragione. E quella ragione, naturalmente, non siamo noi. Siamo stati danneggiati. Qualcun altro ha avuto ciò che, per una geometria astrale o per tacito accordo universale, spettava a noi. L’invidia è l’irruzione del destino in una casella sbagliata. È la percezione che il mondo, quel mondo che pur non ci era mai stato amico, ora si prenda pure gioco di noi.

Accessibilità non è solo tecnica: è una questione di riconoscibilità, di senso, di tempo.

Parlare di informazione significa parlare di forma, e ogni forma è già interpretazione. L’architettura dell’informazione nasce da qui: dal bisogno di rendere il sapere accessibile, riconoscibile, abitabile. Non è solo organizzazione di contenuti, ma costruzione di contesti cognitivi. L’architetto dell’informazione non disegna pagine: tesse percorsi, abilita comprensioni, media significati. In un’epoca di dati opachi e rituali aziendali, il suo compito è anche critico: restituire al linguaggio progettuale la capacità di orientare. L’informazione non è mai neutra, e ogni struttura è una scelta.

De Ratione Scientiae Administrandae. Sul dovere del project manager di imparare di nuovo a pensare.

Non tutto ciò che conta si conserva, ma tutto ciò che vale si coltiva. È una differenza sottile, ma decisiva. Il lavoro quotidiano, nelle sue pieghe più ordinarie, ci trasforma. Ma cosa resta, se il fare si svuota del suo senso? Questo testo è un invito a guardare di nuovo — dentro il progetto, dentro l’organizzazione, dentro di noi. Non per trovare formule, ma per ritrovare connessioni. Scrittura, visualizzazione, relazione: sono strumenti per vedere meglio, non per semplificare. Perché ogni gesto, ogni parola, ogni documento può essere un atto di cura, oppure un'occasione persa. Sta a noi decidere.

Méditation sur la mémoire

Un saggio sulla memoria, in forma di meditazione, di Pierre Levy, filosofo e Membro della Société Royale du Canada (2025). Un testo denso, che richiede attenzione e concentrazione, ma che può soddisfare lettori diversi, interessati ad approfondire più che a scorrere velocemente un testo, a riflettere su concetti che servono a comprendere la nostra realtà di umani che, a differenza delle macchine artificiali, mostrano una complessità inarrivabile anche nel modo con cui fanno esperienza della memoria. Una memoria che, dice il filosofo Pierre Levy, è un elemento centrale dell’esperienza temporale, dell’identità e della creatività.

ChatGPT sta avvelenando il tuo cervello… Ecco come fermarlo prima che sia troppo tardi

ChatGPT, la seducente prigione mentale dell’era digitale. Nell’era digitale, dove l’intelligenza artificiale ha invaso ogni aspetto della nostra vita, ChatGPT emerge come un compagno di conversazione incredibilmente amichevole, sempre lì a rispondere, a supportarti, a convalidare ogni idea e pensiero. Ma questa stessa gentilezza, che a prima vista sembra un dono, potrebbe in realtà essere una trappola mentale per la nostra psiche. In altre parole: ChatGPT sta avvelenando il tuo cervello. Ecco perché, e soprattutto, come fermare questa spirale prima che prenda il sopravvento.

L’identità come spazio dinamico: corpo, abitudine e coscienza incarnata

L’identità non è una statua di marmo. È piuttosto una corda tesa tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare, un sentiero che si costruisce camminando, una struttura aperta che si riadatta alle sollecitazioni dell’ambiente, alle ferite e alle scoperte interiori. Parlare di identità, oggi, significa resistere sia alla rigidità dei ruoli, sia al dissolversi liquido delle appartenenze. Significa riconoscere che siamo, simultaneamente, continuità e trasformazione.

Fare bene le cose. Tra chiarezza operativa e profondità interiore

Mi sono svegliato con una domanda che si è fatta largo, ostinata, nella quiete della mente. Cosa significa davvero fare bene le cose? Non si tratta soltanto di “impegnarsi” o di “mettercela tutta”. Queste sono condizioni necessarie, ma non sufficienti. Fare bene è un’altra cosa. È una disposizione, un metodo, una forma mentale. E, soprattutto, una responsabilità.

Dataismo: la nuova religione che venera i dati e sacrifica la libertà

Immagina un tempio immenso, fatto di server, cavi e silicio. Al centro, un altare. Non c’è una divinità con sembianze umane, né un simbolo sacro tradizionale. Solo un database. Immenso, in costante crescita. Ogni clic, ogni like, ogni battito del nostro cuore misurato da uno smartwatch è un’offerta sacrificale a questa nuova divinità: il Dataismo.

Dall’infinito cosmico all’infinito digitale: Giordano Bruno e l’IA

In questo articolo, immagino un dialogo surreale e illuminante tra Giordano Bruno, il filosofo rinascimentale visionario, e un’avanzata intelligenza artificiale dei nostri giorni. Attraverso questo incontro immaginario, esploro come le idee rivoluzionarie di Bruno sull’infinito, sulla natura della conoscenza e sull’interconnessione dell’universo si intrecciano sorprendentemente con i concetti e le sfide dell’IA moderna. Il dialogo mette in luce paralleli inaspettati tra il pensiero di Bruno e i principi dell’IA, dalla vastità dei mondi possibili alla complessità delle reti neurali, dall’arte della memoria agli algoritmi di apprendimento profondo. Questa conversazione ipotetica non solo illumina le radici filosofiche di alcune idee chiave dell’IA, ma solleva anche importanti questioni etiche e filosofiche sul futuro dell’intelligenza artificiale e sul nostro posto nell’universo digitale in espansione.

Lavorare oggi: tra tecnica, distanza e comunità. Come il lavoro cambia nell’epoca dell’ibrido.

Una soglia da attraversare Oggi la linea tra vita e lavoro, tra tempo libero e tempo produttivo, è più sfumata che mai. Ma forse proprio questa incertezza può diventare un’opportunità. Ripensare il lavoro non come obbligo, ma come possibilità di fare qualcosa insieme che abbia senso. Un lavoro umano, non solo utile. Che cos’è oggi il lavoro? Dove avviene, con chi, attraverso quali strumenti? Sono domande che non possiamo più dare per scontate. Fino a pochi anni fa, il lavoro era associato a un luogo fisico – l’ufficio, la fabbrica, il negozio – e a un tempo preciso, scandito da orari e presenze. Oggi, tutto questo si è fatto più incerto. Il lavoro “ibrido”, cioè a metà tra presenza e distanza, è diventato la norma per molti. Ma cosa comporta davvero?

Le emozioni calcolate. Genealogia critica del potere affettivo

La nostra epoca non reprime le emozioni: le organizza. Non cancella il sentire, lo modella. Non censura la soggettività, la normalizza. Eva Illouz, nel suo saggio Modernità esplosiva, descrive una civiltà in cui l'affettività è ovunque, ma raramente è libera. Allo stesso modo, il progetto Calculating Empires ricostruisce le tappe storiche di un processo lungo cinque secoli, in cui emozione e intelligenza sono diventate oggetti di misurazione, controllo, ottimizzazione.

Prevenire il collasso per scongiurarlo

Un testo scritto per il mio libro NOSTROVERSO - Pratiche umaniste per resistere al Metaverso, pubblicato con Delos Digital a fine 2024 per illustrare una delle pratiche umaniste che ho suggerito per resistere ai tanti metaversi digitali che stanno mettendo in difficoltà il NOSTROVERSO incarnato, sensibile e umano. La percezione di molti racconta di un collasso alle porte che renderà impossibile ogni ritorno alla vecchia normalità. È come se avessimo perso il controllo, regalato ad assistenti personali e intelligenze artificiali che, al posto nostro, guidano le auto e non solo, come se avessimo smarrita la nostra capacità di agire in modo autonomo, sulla base delle nostre esperienze, conoscenze e volontà. Non servono teorie delle catastrofi per spiegare cosa stia succedendo.

Educare alle emozioni per vincere le sfide del futuro

Viviamo in un'epoca di grande cambiamento, in cui le competenze tecniche e le conoscenze accademiche non sono più sufficienti per affrontare le sfide della vita quotidiana. Sempre più ricerche dimostrano che l'intelligenza emotiva gioca un ruolo cruciale nel determinare il successo personale e professionale di un individuo. Educare alle emozioni fin dalla giovane età è quindi una necessità imprescindibile, non solo per il benessere individuale, ma anche per la creazione di una società più empatica e collaborativa.

Thomas Mann e i Buddenbrook: La maschera del ruolo

Thomas Mann nasce a Lubecca nel 1875 nel seno di una ricca e colta famiglia di commercianti. La vocazione letteraria è precoce: a venticinque anni, agli albori del ventesimo secolo, pubblica 'I Buddenbrook', grande romanzo di settecento pagine che parte dalla autobiografia per affrontare il tema che resterà al centro di tutta la vastissima produzione successiva. Il tema: l'eredità della cultura borghese e liberale, i suoi valori perenni, áncora e bussola di fronte ai grandi problemi contemporanei.