Serve una riflessione critica sulla tecnologia e i suoi effetti

La critica è necessaria. Serve a mettere in discussione i modelli correnti proponendo nuovi approcci basati sulla lentezza, sulla maggiore attenzione agli strumenti che usiamo, sulla relazione e non sulla connessione, sull’esperienza incarnata. Bisogna riconoscere che dispositivi, piattaforme, robot, algoritmi ci stanno rendendo meno umani, simili a macchine, che la tecnologia ha impatti sull’umanità intera incidendo sui nostri sensi e pensieri, sulle decisioni e i giudizi, sull’attenzione, sui desideri, sul nostro essere cittadini, sulle nostre relazioni, su come ci informiamo e rimaniamo informati, persino sulla comprensione della realtà, di cosa significhi essere umani, di chi siamo e cosa dovremmo fare per costruire i nostri possibili futuri.

Ancora Foucault? Follia.

La riflessione foucaultiana sulla follia permette di cogliere quelli che, ancora oggi in molte realtà, sono aspetti condizionanti la visione del disagio psichico, percepito come specchio deformante delle nostre paure.

Storie dalla fine del mondo

Senza catastrofismi, evitando di lasciarsi prendere dal pessimismo, dall'angoscia e dall'ansia, ma con realismo, in questi tempi di policrisi, tutti possiamo condividere la percezione di un'epoca al suo tramonto. Un'epoca che vede il declino, per alcuni la disfatta, dell'Occidente ma soprattutto il benire meno delle certezze che nel secolos corso avevano fatto immaginare un progresso e un benessere senza fine. Così non è e il terzo millennio ce lo ricorda ogni anno. Per questo riflettere sul vivere alla fine dei tempi può essere utile, anche per esorcizzare quello che non vorremmo e forse non vogliamo neppure vedere.

Eventi, cornici e social network

La nostra vita è piena di eventi, tutto è vissuto come un evento, oggi sempre declinato al presente continuo del tempo tecnologico a cui siamo assuefatti. Ogni evento determina nuovi orizzonti di senso, il modo con cui percepiamo e ci relazioniamo alla realtà.

Io, Io, Io, e il mondo

La nostra mente è il luogo in cui si manifestano processi emergenti di informazione semantica che alimentano e guidano le strategie cognitive [come] la capacità di utilizzare come risorse l’incertezza, il caso, i colori emotivi, e che ci permettono di vincere a scacchi in un modo meno noioso di quanto riesce a fare [una IA] (ignazio Licata)

Cresce il bisogno di silenzio…mediale!

Il silenzio e il tacere sono pratiche che tutti oggi dovrebbero individualmente adottare anche nella rete e sulle piattaforme social da molti abitate in pianta stabile. Il chiacchiericcio di fondo fatto di cose, comportamenti, eventi tutti uguali impedisce qualsiasi tipo di approfondimento, di riflessione, di ascolto, di comprensione e di conoscenza. La parola ha perso di significato, la comunicazione è diventata una coazione, la libertà, la riflessione e il pensiero sono vissuti come un gioco. Un modo per allontanarsi dalla confusione che regna sovrana nel mondo reale e forse dentro ognuno di noi. In questo contesto recuperare e riscoprire il silenzio non porterà a maggiore pace e serenità ma è diventata una necessità.

(AI) - Addio Internauti

Tutti possono oggi operare per favorire conoscenza, consapevolezza, responsabilità e cittadinanza attiva. Più le voci minoritarie faranno massa e maggiore sarà la possibilità che la pioggia diventi nuovamente cristallina, capace di rinfrescare un suolo ormai da tempo inaridito e bruciato dal sole.

Eticamente insensibili

Una breve riflessione su quanto siamo diventati insensibili alla sofferenza lontana da noi (in realtà anche a quella a noi vicina), incapaci di prendere in considerazione e di riflettere sul modo con cui questa sofferenza ci viene (rap)presentata e raccontata.

La società del vento e dell'ombra

Senza il soffio del vento (dell’anima) abbiamo crescenti difficoltà a mantenere l’integrità fisica e sensoriale così come quella psichica del Sé, a valorizzare i capitali relazionali, emozionali ed affettivi di ognuno, a gestire in modo intelligente le capacità immaginative che servono a sopravvivere emotivamente e intellettualmente, a prefigurare nuovi scenari mentali, tecnologici, ambientali ed economici, dentro le crisi che viviamo.

Destinazione ultima (e)speranza

Una destinazione condivisa dalla STULTIFERANAVIS che sulla responsabilità e sulla speranza, ispirandosi al libro di Hans Jonas (Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica) e a quello di Giuseppe Goisis (Speranza), ha scelto di investire per il suo essere un “tonico capace di moltiplicare le energie umane”.

Rivoluzioni tecno-antropologiche

Viviamo tempi tecnologicamente rivoluzionari. La tecnologia ha cambiato il mondo e noi stessi, accelerando ogni cosa. Molti fanno fatica a adattarsi al cambiamento in atto, tutti percepiscono che gli effetti di questa rivoluzione potrebbero cambiare per sempre le loro vite e il destino del genere umano sulla terra, non necessariamente in senso positivo. Per questo si rifugiano in una sorta di (tecno)nichilismo esistenziale (perdita di senso), individuale (machines do everything better), politico (disimpegno e perdita di controllo) e sociale (connessi ma soli, connessi online ma disconnessi dagli altri intorno a noi).

Invecchiando senza ChatGPT

A volte mi interrogo sulla mia indifferenza e mancanza di entusiasmo verso le nuove intelligenze artificiali generative, come un segno di invecchiamento. È la prima volta che provo scarso interesse a sperimentare una nuova tecnologia. Eppure, con le IA ci ho giocato agli inizi degli anni 90. Risale a quel tempo anche la lettura del libro di Marvin Minsky, La società della mente, e di altri testi che hanno preparato la strada alle IA odierne.

Essere visibili o scomparire?

Viviamo vite raggomitolate, inautentiche, che alimentano il mal di vivere e il dubbio che la vita “potrebbe essere tutt’altra da quella che stiamo vivendo”. Dalla sofferenza, da una visione del mondo non conforme alla realtà e dal dubbio nasce il bisogno di una riflessione, filosofica, urgente, non superficiale né banalizzata dalle tante pseudo-filosofie felicitarie e commerciali del momento, ma capace di permettere di cogliere lo scarto esistente tra la vita ordinaria che conduciamo, oggi vincolata alla gratificazione continua e alla ricerca della soddisfazione, e un’altra vita possibile, meno apparente, meno fittizia o falsa. La pseudo-vita dell’oggi è rassegnata, passiva, regalata all’algoritmo e condizionata dalle piattaforme, reificata e alienata.

Distanti e online, per rimanere vivi?

Lo sguardo è ricettacolo di verità e illusione, parole e pensieri, responsabilità e sregolatezza, rughe di pensiero ed espressioni di inconsapevolezza. È dentro lo sguardo che si scontrano da un lato il bisogno di un altro volto, fatto di carne e di sguardi, che possa incrociarlo, comprenderlo o “salvarlo”. Pensiamo allo sgurado di un bambino di Gaza o di una bambina ucraina che vive con terrore i bombardamenti dei luoghi in cui abita.

Uman(istic)amente Tecnoconsapevoli

L’era è tecnologica, il contesto da cui partire è molto umano, oggi fatto di crisi ricorrenti e di interrogativi su un futuro contingente, imprevedibile, nonostante i grandi avanzamenti della tecnica. Mentre crescono la potenza computazionale e le certezze dell’algoritmo, si diffondono automazione e intelligenze artificiali, il futuro si è fatto sempre più complesso, caotico, incerto e fragile, ricordando a tutti che, pur nelle nostre nuove vesti di simbionti e cyborg, siamo esseri umani e come tali collegati gli uni agli altri. La sfida che abbiamo tutti di fronte non è semplice, le nostre scelte possono determinare l’implosione di una evoluzione che ritenevamo senza interruzione oppure farci diventare più responsabili e (tecno)consapevoli.