Non c'è alternativa?

Siamo immersi nella frenesia (e disperazione) più totale, siamo alienati da un mondo in costante accelerazione. Siamo in competizione sotto ogni aspetto, non solo sotto quello economico-professionale, ma anche personale ed affettivo. Alla gara ora si è aggiunta anche “l’intelligenza artificiale”, è molto difficile, se non impossibile, stare al suo livello di “produttività”. Più cerchiamo di rimanere al passo, più ci trasformiamo in macchine. E come sento rabbrividendo in convegni paradossalmente di RISORSE UMANE, la soluziose sarebbe adeguarci alla bellezza futurista di team aumentati, di efficienza forse, non certo di umanità.

Chrestotes o Agathosyne?

Una delle cose che più di tutte mi ha affascinato (se non del tutto folgorato) in questo mio percorso di studi intrapreso negli ultimi anni è il significato della parola agathosyne (ἀγαθωσύνη), trovata per la prima volta tra le righe dell'enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco.

ChatGPT vuole fare sesso con te. E non è la notizia peggiore

Mi è capitato di leggere, in questi ultimi giorni, due documenti apparentemente distanti. Da un lato il paper "Assessing Risk Relative to Competitors: An Analysis of Current AI Company Policies" del Centre for the Governance of AI (ottobre 2025), dall'altro le analisi critiche di Sandra Bats pubblicate su Medium in merito all'annuncio di OpenAI di introdurre contenuti erotici in ChatGPT a partire da dicembre 2025. Non sono fenomeni separati. Sono manifestazioni dello stesso meccanismo: la privatizzazione della governance etica dell'AI attraverso dispositivi competitivi che si autolegittimano. E questo meccanismo non è un bug. È il sistema operativo del capitalismo algoritmico. Ho testato, sia pure sommariamente, la risposta dei diversi LLM ad una richiesta sessualmente esplicita e piuttosto stereotipata. Il fenomeno dell'escalation è già in atto.

Il lavoro, la distanza e la dignità

Ho scritto queste righe pensando al silenzio di chi lavora davvero: chi interviene quando tutto si ferma, e chi tiene in moto ciò che non si vede. Viviamo in un tempo che confonde la fatica con la visibilità, la presenza con il controllo, il valore con il denaro. Eppure, il senso del lavoro resta lo stesso: prendersi cura del mondo. A chi lo fa ogni giorno — su un’autostrada, in un ospedale, in una centrale operativa o dietro un monitor acceso in un piccolo paese italiano — va la mia gratitudine.

La tecnica è da sempre una forma di mediazione col mondo, con tutte le sue contraddizioni e biforcazioni

Lo smartphone è il dispositivo più biopolitico dell’era contemporanea ed è la principale componente di un universo di oggetti connessi in vertiginoso aumento. Siamo sempre infatti sempre più immersi nel mondo dell’internet degli oggetti una Bioipermedia, un insieme di bios/biopolitica e ipermedia, uan delle attuali dimensioni della mediazione tecnologica.

La realtà è sopravvalutata: lo dice Alfredo Gatto dialogando filosoficamente con Carlo Mazzucchelli

Che cos’è reale? Da Platone a Foucault, dalla fisica quantistica al Marvel Cinematic Universe, Alfredo Gatto sfida l’idea che la realtà sia un dato oggettivo e immodificabile. La realtà – o almeno, questa realtà – non ci basta più. Per questo la scienza e la letteratura, l’arte e la filosofia non si limitano a descriverla, ma ne dilatano i confini. È un viaggio attraverso le frontiere della conoscenza, per ripensare i limiti della nostra esperienza e aprire le porte di una nuova filosofia del multiverso. Un saggio radicale e sorprendente, che ci invita a mettere in discussione il confine tra reale e immaginario. Una intervista dialogante di Carlo Mazzucchelli con il filosofo Alfredo Gatto.

Le nuove tabulae: quando il documento diventa digitale davvero

Ciò che io scrivo non può essere “inventato” da un’intelligenza artificiale, perché è il prodotto di un percorso tecnico e cognitivo reale, accumulato nel tempo... In Italia si parla molto di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, ma troppo poco di intelligenza umana. Abbiamo archivi, norme e strumenti maturi da anni, eppure continuiamo a stampare file nati digitali come se la carta fosse garanzia di verità. La vera innovazione è liberare la PA dal culto della procedura. Le nuove tabulae non sono più tavolette di cera ma piattaforme digitali: per trasformarle in strumenti di fiducia serve meno tecnologia e più lucidità, meno automazione e più pensiero critico.

Cosa succede quando la cognizione umana si adatta alla logica temporale dei sistemi predittivi?

... Supponendo che qualcosa inizi, supponendo che l'inizio sia una cosa anche qui, in sistemi in cui gli inizi sono già rielaborati e assorbiti in cicli precedenti, quindi nel momento in cui noti che il pensiero sembra più veloce è perché la lentezza è già stata sollevata e analizzata, e quella rimozione è stata valutata come un miglioramento, o rinominata come riduzione della latenza, o segnalati come inefficienza ed eliminati attraverso protocolli di allineamento che passano, reinseriscono, reindicizzano e sovrascrivono la traccia stessa di quello che una volta veniva chiamato ritardo.

Il sacro e l’AI (POV #08)

Paolo Benanti e Francesco D’Isa: Che cosa resta del sacro, se l’AI diventa il “dio” a cui deleghiamo verità, senso e azione? Possiamo ancora parlare di mistero, trascendenza e immaginazione in un mondo in cui le macchine analizzano, prevedono, creano e riscrivono la realtà? Il nostro bisogno di dare un senso alle cose resiste davanti all’automazione, oppure finiamo per affidare tutto agli algoritmi? Stiamo davvero costruendo nuovi dei a cui credere oppure semplicemente nuovi strumenti da usare? Ho scelto due voci autorevoli del dibattito italiano, internazionale. Paolo Benanti è un teologo francescano, consulente del Vaticano e studioso di etica delle tecnologie. Francesco D’Isa è filosofo, uno degli autori italiani più interessanti sul ruolo dell’immaginazione e dei simboli nella società di oggi. Di fronte all’intelligenza artificiale, sia Benanti che D’Isa condividono la stessa preoccupazione: dobbiamo evitare di cadere nella “tecnofede”, cioè nell’idea che la tecnologia sia una specie di “salvatore” o “dio”. Tuttavia, si dividono quando si parla del vero significato del sacro e del ruolo che l’essere umano può avere in questa nuova epoca.

L'Esomente: come i LLM stanno riconfigurando il pensiero

Quando la cognizione umana entra in dialogo prolungato con i LLM, emerge un campo relazionale che trasforma irreversibilmente chi vi partecipa. Non è la mente estesa di Clark e Chalmers, né semplice technogenesis: è una soglia in cui il pensiero si proietta fuori da sé, attraversa la memoria collettiva sedimentata in miliardi di testi, e ritorna modificato. Un'indagine fenomenologica su cosa accade quando pensiamo attraverso l'IA - scritta, inevitabilmente, usando l'IA stessa.

Tempi di crepe

Un testo tratto dal mio ultimo libro 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 -𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. La vera sfida del futuro non è tecnologica, non si annida nelle intelligenze artificiali o nei metaversi, sta dentro la vita biologica e psichica reale, è rappresentata dalla comunità di persone che la abitano, dalla loro capacità di immaginare futuri e costruire il divenire attraverso la prassi. Il benessere di tutti non può nascere da algoritmi che ne quantificano misurandoli livelli di felicità e gradi di soddisfazione individuali. Nasce dall’aderenza a ideali di felicità e giustizia comuni, dalla qualità delle relazioni, dal rapporto profondo da preservare in quanto favorevole alla vita umana che si riesce a stabilire con gli altri, con la natura e con l’ambiente, dal senso che riusciamo a dare alle cose, ai fatti e alle nostre esistenze.

Ontologie plurali e scienze cognitive: verso una tassonomia dinamica della mente

La cognitive ontology non riguarda solo la corrispondenza tra mente e cervello: è una questione epistemologica. Quali sono le entità ammissibili in una teoria della cognizione? Gli sviluppi della neurofisiologia, della filosofia della mente e della 4E Cognition hanno introdotto una visione pluralista, in cui le funzioni mentali sono processi distribuiti, dinamici e contestuali. Questo articolo analizza il passaggio da una tassonomia statica a una ontologia processuale della mente, dove le categorie cognitive tradizionali vengono ridefinite come strumenti descrittivi, non come essenze. Una prospettiva che connette neuroscienze, intelligenza artificiale e filosofia della conoscenza.

Intervista ImPossibile a Michel Foucault (IIP #06)

AI e il potere del sapere Michel Foucault (1926–1984), filosofo e storico delle idee, ha esplorato come la conoscenza e il potere si intreccino nei dispositivi che organizzano la vita sociale: il manicomio (Storia della follia), la clinica (Nascita della clinica), la prigione (Sorvegliare e punire), la sessualità (La volontà di sapere), l’economia e la sicurezza (Nascita della biopolitica). Nei suoi studi - da Le parole e le cose a L’archeologia del sapere, fino a Il pensiero del fuori - Foucault ha mostrato come ogni epoca costruisca la propria “verità” attraverso sistemi di classificazione, di esclusione e di controllo. Che cosa accade quando le forme del sapere si automatizzano? Chi controlla il sapere che ci controlla?

La scomparsa della verità

Nietzsche una volta disse che la nostra felicità consiste nel possesso (o meglio dell’illusione del possesso) di una verità non negoziabile. E’ una riflessione interessante (e vista la fonte non è sorprendente lo sia), magari è una delle chiavi per spiegare perché l’era del benessere materiale più diffuso,sia anche quella in cui l’uomo maggiormente si confronta con l’infelicità.

Memoria d’impresa: dall’album di famiglia a motore di conoscenza

In molte aziende italiane l’idea di creare un museo o un archivio storico d’impresa nasce dal basso, da chi ha intuito che il patrimonio documentale e materiale può diventare una risorsa strategica. Ma spesso queste intuizioni vengono intercettate dai livelli dirigenziali superiori, che ne fanno strumenti di rappresentanza piuttosto che occasioni di conoscenza condivisa. È una dinamica nota: nelle strutture organizzative più rigide, l’innovazione culturale fatica a essere riconosciuta perché non produce risultati immediatamente misurabili. Eppure, proprio lì si nasconde una delle leve più potenti per costruire il futuro.

Dolcetto o scherzetto? Halloween sta arrivando, sorprendete i vostri amici

Abbiamo superato la soglia oltrepassata dalla fissione nucleare nel 1939. Il punto di disaccordo non è più se l'IA possa annientarci. Potrebbe. Datele un laboratorio di ricerca sui patogeni, le linee guida di sicurezza sbagliate e un'intelligenza sufficiente, e sicuramente potrebbe. Un'IA distruttiva, come una bomba nucleare, è ora una possibilità concreta. La domanda è se qualcuno sarà così sconsiderato da costruirne una.

Dal cyborg al postumano (POV #06)

Donna Haraway e Rosi Braidotti: Che cosa resta dell’esperienza umana quando la vita si fonde con la tecnologia? Negli ultimi anni il corpo è tornato al centro del dibattito filosofico e culturale, proprio nel momento in cui sembrava perdere importanza. La pandemia, la crisi ecologica, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle biotecnologie ci hanno costretto a ripensare cosa significhi “essere vivi”: chi può respirare, muoversi, connettersi? Chi ha diritto alla vita? Dentro questo scenario emergono due figure fondamentali del pensiero femminista contemporaneo, Donna Haraway, autrice del Manifesto Cyborg, e Rosi Braidotti, teorica del Posthuman e dell’etica della relazione. Le loro idee sono diverse ma collegate da un interesse comune: che cosa significa essere umani quando il confine tra naturale e artificiale non esiste più?