Filosofia, pensiero e sapere
Perché la coscienza funzionale diventerà centrale nello studio dell’IA
Nel discorso pubblico sull’intelligenza artificiale si è soliti oscillare tra due estremi: da una parte la fantasia di una coscienza delle macchine simile a quella umana, dall’altra la riduzione dell’IA a un insieme di processi statistici privi di profondità. Entrambe le posizioni, se prese isolatamente, risultano insufficienti a comprendere ciò che sta realmente accadendo nella ricerca contemporanea.
Etica, potere e responsabilità nell'infosfera (POV #11)
Il dibattito sull'impatto dell'Intelligenza Artificiale e del digitale sulla società, la politica e l'etica non è mai stato così urgente. Da un lato, Luciano Floridi, fondatore della Filosofia dell'Informazione e studioso dell'“infosfera”, offre un approccio pragmatico e costruttivista, incentrato sulla progettazione etica della nuova civiltà digitale. Dall'altro, Evgeny Morozov, sociologo e critico dei nuovi media, demolisce con scetticismo le promesse del "cyber-utopismo" e del "soluzionismo tecnologico". Per lui il rischio maggiore non è la tecnologia in sé, ma il potere che si concentra nelle mani di poche grandi aziende che possono influenzare economie, istituzioni e opinioni. Mettere a confronto questi due punti di vista - uno più costruttivo, l’altro più critico - aiuta a capire i tre punti decisivi della nostra epoca: l’etica di ciò che costruiamo, il potere di chi controlla gli strumenti, e la responsabilità di come li usiamo. Due visioni diverse, che insieme mostrano quanto sia necessario parlare seriamente di AI e del futuro che stiamo programmando.
La mistica non è altro che una filosofia
Colloquio tra Anna Colaiacovo e Marco Vannini. La mistica – sostiene Vannini - non è altro che filosofia e, in quanto tale, implica una libertà di pensiero che non riconosce nessuna autorità sopra di sé. Per questo può confliggere con le religioni perché tutte possiedono un apparato dogmatico, ma è in realtà la lingua universale delle diverse religioni.
L’ultima soglia dell’Umano
Il pensiero umano, dopo millenni di interrogazione su se stesso, giunge oggi al suo limite naturale: la creazione di un’intelligenza che può analizzare, apprendere, dedurre e decidere senza il vincolo del sentire.
Intervista ImPossibile a Aaron Swartz (IIP #10)
Se la conoscenza può essere manipolata o generata da sistemi di AI che non controlliamo, che cosa resta davvero della libertà di accedere all’informazione? Aaron Swartz (1986–2013) è stato programmatore, attivista, teorico dell’accesso libero alla conoscenza. Coautore delle licenze Creative Commons, creatore dell’RSS, fondatore di Reddit e di Demand Progress, ha trasformato la rete in un contesto politico, un laboratorio di giustizia e partecipazione, non di profitto. Nel 2008, nel monastero di un eremo italiano, scrisse il Guerrilla Open Access Manifesto, un testo breve, militante, un appello per “liberare” la conoscenza scientifica dalle regole del copyright. Oggi, nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale rielabora e ridefinisce miliardi di dati - molti dei quali prodotti, condivisi o pagati da cittadini, ricercatori e comunità - chi controlla i dati controlla la realtà; chi controlla gli algoritmi controlla la sua interpretazione.
Fantastica filosofia
I bambini hanno un loro meraviglioso modo di vedere e affrontare le situazioni che è completamente diverso da quello che sono il senso comune e le abitudini dei grandi. Utilizzano tantissimo l’immaginazione e affrontano gli eventi in modo creativo, immaginifico e simbolico al contrario di noi adulti che accettiamo tutto così com’è senza andare oltre o, ancor peggio, non lo accettiamo e lo critichiamo senza sforzarci di cambiarlo.
Il lusso invisibile dell'AI. Ovvero: perché usare ChatGPT per scrivere un'e-mail è come andare dal fruttivendolo in elicottero
L'accessibilità ubiqua dei Large Language Models ha prodotto un paradosso: usiamo strumenti computazionalmente costosi con la stessa disinvoltura di un motore di ricerca, senza considerare la sproporzione tra il consumo energetico della richiesta e il valore informativo della risposta. La democratizzazione dell'accesso alla potenza computazionale, lungi dall'essere solo una conquista, comporta un rischio epistemologico: la progressiva perdita del "calibro cognitivo", ovvero della capacità di valutare preliminarmente la complessità di un problema e scegliere lo strumento appropriato. Esternalizzando questa valutazione all'IA, si innesca un loop di competenza in cui la delega perpetua genera ulteriore incapacità di discernimento.
La conoscenza di oggi
"Leggere, per come io l'intendo, vuol dire pensare profondamente" (Vittorio Alfieri).
LEADERSHIP ETICA IN UN'EPOCA DI CRISI: quando il potere incontra la coscienza
Perché essere giusti quando puoi essere ricco? L'Anello di Gige di Platone oscura ancora ogni sala del consiglio. Se il profitto è possibile attraverso l'ingiustizia e nessuno sta a guardare, cosa sceglierete? L'odierna cultura della leadership, basata su conformità, KPI e gestione del rischio, elude la famosa domanda di Glaucone. Il risultato è prevedibile: sistemi che premiano il raggiungimento del "minimo morale" possibile, monetizzando il danno e definendolo "creazione di valore".
Ğinn digitali, new era new prompt
Evocazioni invisibili
L'AI e La Maledizione dell’Apprendista Stregone
Chiudete gli occhi. Sentite la musica? L'incalzare degli archi, la marcia inarrestabile di Paul Dukas. Vedete l'acqua salire, le scope moltiplicarsi senza sosta, e il panico puro sul volto di Topolino in Fantasia. L'Apprendista Stregone. È un'immagine che abbiamo impressa nella nostra cultura, potente, immediata. E oggi, sta diventando la metafora pigra, ma pericolosamente seducente, per descrivere il nostro rapporto con l'Intelligenza Artificiale. Proprio di recente, mi sono imbattuto in un articolo di Rivista.ai che evocava questa "Sindrome dell'Apprendista Stregone" in relazione all'IA. È un paragone facile: noi, gli apprendisti (sviluppatori, la società), abbiamo lanciato un incantesimo (l'IA generativa, i LLM) per un compito (automatizzare, creare, analizzare), e ora guardiamo con terrore la creazione sfuggirci di mano, moltiplicandosi in modi che non avevamo previsto e che non sappiamo come fermare. È una narrazione potente. Ma come ingegnere e, forse ancora di più, come umanista digitale, sento che questa metafora ci assolve troppo facilmente. Ci dipinge come vittime ingenue di una magia che non comprendiamo.
[còr·po]
còrpo [latino cŏrpus «corpo, complesso, organismo»]. Termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia. La struttura fisica dell’uomo e degli animali. Con più preciso riferimento all’uomo, è in genere considerato, soprattutto in concezioni e dottrine religiose, l’elemento corruttibile, e come tale contrapposto all’anima e allo spirito. Parte principale, sostanziale di una cosa, o la parte di mezzo, la parte più grossa. Insieme di cose simili che formano un tutto omogeneo, un gruppo. Raccolta delle opere di un autore o di opere connesse per materia. Complesso di persone che formano un organismo ben determinato in sé. (Vocabolario Treccani)
Umanesimo e intelligenza artificiale
Questo è il testo, semplificato e abbreviato, della comunicazione che ho consegnato il 28 ottobre 2025 alla PUC-RS di Porto Alegre agli studenti di master e dottorato in discipline umanistiche accompagnati dai loro professori.
Intervista ImPossibile a Zygmunt Bauman (IIP #08)
AI e modernità liquida Come leggere l’intelligenza artificiale attraverso le categorie della modernità liquida di Zygmunt Bauman? Zygmunt Bauman (1925–2017), sociologo e filosofo polacco, è stato uno degli osservatori più acuti delle trasformazioni della società contemporanea. Con concetti divenuti ormai parte del nostro vocabolario ha descritto un mondo in cui tutto si fa instabile, fluido, provvisorio: relazioni, lavoro, valori, identità, persino la memoria collettiva. La sua opera, che attraversa oltre mezzo secolo di analisi critica, ha indagato gli effetti della globalizzazione, la precarietà esistenziale, il trionfo del consumo e l’erosione dei legami comunitari sotto la pressione di un mercato che trasforma persone e sentimenti in beni circolanti. In questa intervista impossibile, Bauman riflette su come l’intelligenza artificiale sia uno specchio della nostra epoca, un sintomo delle fragilità che abbiamo creato, delle paure che non sappiamo (vogliamo) nominare, e delle responsabilità che spesso preferiamo delegare alle macchine. Se la modernità liquida ha dissolto punti di riferimento e confini, che cosa rivela l’AI di noi, oggi? Da dove partire per comprenderla? Dalla tecnica o dalla nostra condizione umana?
Non c'è alternativa?
Siamo immersi nella frenesia (e disperazione) più totale, siamo alienati da un mondo in costante accelerazione. Siamo in competizione sotto ogni aspetto, non solo sotto quello economico-professionale, ma anche personale ed affettivo. Alla gara ora si è aggiunta anche “l’intelligenza artificiale”, è molto difficile, se non impossibile, stare al suo livello di “produttività”. Più cerchiamo di rimanere al passo, più ci trasformiamo in macchine. E come sento rabbrividendo in convegni paradossalmente di RISORSE UMANE, la soluziose sarebbe adeguarci alla bellezza futurista di team aumentati, di efficienza forse, non certo di umanità.
Chrestotes o Agathosyne?
Una delle cose che più di tutte mi ha affascinato (se non del tutto folgorato) in questo mio percorso di studi intrapreso negli ultimi anni è il significato della parola agathosyne (ἀγαθωσύνη), trovata per la prima volta tra le righe dell'enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco.
ChatGPT vuole fare sesso con te. E non è la notizia peggiore
Mi è capitato di leggere, in questi ultimi giorni, due documenti apparentemente distanti. Da un lato il paper "Assessing Risk Relative to Competitors: An Analysis of Current AI Company Policies" del Centre for the Governance of AI (ottobre 2025), dall'altro le analisi critiche di Sandra Bats pubblicate su Medium in merito all'annuncio di OpenAI di introdurre contenuti erotici in ChatGPT a partire da dicembre 2025. Non sono fenomeni separati. Sono manifestazioni dello stesso meccanismo: la privatizzazione della governance etica dell'AI attraverso dispositivi competitivi che si autolegittimano. E questo meccanismo non è un bug. È il sistema operativo del capitalismo algoritmico. Ho testato, sia pure sommariamente, la risposta dei diversi LLM ad una richiesta sessualmente esplicita e piuttosto stereotipata. Il fenomeno dell'escalation è già in atto.
Il lavoro, la distanza e la dignità
Ho scritto queste righe pensando al silenzio di chi lavora davvero: chi interviene quando tutto si ferma, e chi tiene in moto ciò che non si vede. Viviamo in un tempo che confonde la fatica con la visibilità, la presenza con il controllo, il valore con il denaro. Eppure, il senso del lavoro resta lo stesso: prendersi cura del mondo. A chi lo fa ogni giorno — su un’autostrada, in un ospedale, in una centrale operativa o dietro un monitor acceso in un piccolo paese italiano — va la mia gratitudine.
La tecnica è da sempre una forma di mediazione col mondo, con tutte le sue contraddizioni e biforcazioni
Lo smartphone è il dispositivo più biopolitico dell’era contemporanea ed è la principale componente di un universo di oggetti connessi in vertiginoso aumento. Siamo sempre infatti sempre più immersi nel mondo dell’internet degli oggetti una Bioipermedia, un insieme di bios/biopolitica e ipermedia, uan delle attuali dimensioni della mediazione tecnologica.
Un messaggio in bottiglia
Sono uno dei miliardi di naufraghi della società moderna. A differenza del classico naufragio in mare, dove ci si ritrova da soli in chissà quale isola sperduta, i naufraghi sociali si ritrovano soli in mezzo alle moltitudini di altri individui, isolati, tutti con gli stessi pochi mezzi e le stesse limitate competenze logico/cognitive con cui dover affrontare la realtà della cattività Urbana.