Intervista ImPossibile a Jacques Lacan (IIP #13)

Desiderio e AI Oggi viviamo circondati da tecnologie che classificano, predicono e ottimizzano. In questo scenario, l’insegnamento di Jacques Lacan torna sorprendentemente attuale. Che cos’è l’Altro nel contesto dell’intelligenza artificiale? Che forma assume il desiderio quando interagiamo con dispositivi che non parlano ma calcolano? E che ne è del soggetto quando il linguaggio diventa un’infrastruttura tecnica e automatizzata? L’opera di Lacan ha trasformato il modo di intendere la psicoanalisi, rendendola un discorso rigoroso sul linguaggio e sul desiderio. Per lui l’inconscio non è un luogo oscuro colmo di pulsioni, ma una struttura composta da parole, segni e connessioni che seguono una loro logica interna. L’intervista impossibile che segue prova a rimettere in circolo il suo pensiero, facendolo risuonare nel presente e mostrando come il suo discorso continui a sollevare le domande fondamentali del nostro rapporto con l’AI, il potere e il desiderio.

Dalla caverna allo schermo: la progressiva separazione tra corpo vissuto e corpo rappresentato

Questo saggio attraversa la storia della rappresentazione del corpo – dall'Egitto alla Grecia, dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco alle avanguardie, fino all'era degli schermi – seguendo un filo rosso preciso: la progressiva separazione tra corpo vissuto (il corpo sentito dall'interno, esperienza incarnata) e corpo rappresentato (il corpo visto, misurato, codificato dall'esterno).

Kosovo 2025, il moderno Game of Thrones

Il Kosovo moderno si fonda sull’idea di autodeterminazione, ma oggi rischia di negarla proprio a chi porta nel proprio corpo una forma di diversità. Vietare un simbolo per “proteggere la libertà” è un ossimoro politico. Uniformare per integrare significa confondere coesione con omogeneità. Le conseguenze possibili sono note: esclusione scolastica, radicalizzazione identitaria, legittimazione del controllo sul corpo come pratica di governo. E mentre si accusa il velo di non essere “albanese”, ci si dimentica che la maggior parte degli abiti indossati quotidianamente, jeans, giacche, minigonne, cravatte non hanno alcuna origine autoctona.

La Paura di sbagliare

La Paura di Sbagliare non è una nobile consigliera, ma una zia invadente, di quelle che ti lasciano il trauma dall'infanzia col loro "Non si fa così, che non mi dai un bacino!". La Paura di Sbagliare (da allora) ti sussurra: "Non dire la tua, potresti sembrare stupidə, o potresti offendere qualcunə". Un articolo di divulgazione psicologica

Il lusso invisibile dell'AI. Ovvero: perché usare ChatGPT per scrivere un'e-mail è come andare dal fruttivendolo in elicottero

L'accessibilità ubiqua dei Large Language Models ha prodotto un paradosso: usiamo strumenti computazionalmente costosi con la stessa disinvoltura di un motore di ricerca, senza considerare la sproporzione tra il consumo energetico della richiesta e il valore informativo della risposta. La democratizzazione dell'accesso alla potenza computazionale, lungi dall'essere solo una conquista, comporta un rischio epistemologico: la progressiva perdita del "calibro cognitivo", ovvero della capacità di valutare preliminarmente la complessità di un problema e scegliere lo strumento appropriato. Esternalizzando questa valutazione all'IA, si innesca un loop di competenza in cui la delega perpetua genera ulteriore incapacità di discernimento.

Data Trash e Internet Pollution

Che Internet possa essere una discarica, una pattumiera a cielo aperto, non lo scopriamo da oggi. Lo sanno da sempre coloro che la spazzatura su Internet la generano e la diffondono, come si fa su molte strade, piazze e sentieri del nostro paese. Lo sanno coloro che navigano da sempre la Rete delle reti con (tecno)consapevolezza, senso etico e responsabilità. Lo sanno gli algoritmi che questa spazzatura spesso creano, utilizzano e diffondono.

Tempo, memoria e alienazione nell’era digitale (POV #10)

Hartmut Rosa e Franco “Bifo” Berardi: Il tempo che viviamo è ancora nostro o è già delle macchine? Viviamo in un’epoca che corre più veloce della nostra capacità di comprenderla. Le macchine non si limitano più a potenziare le nostre capacità: hanno trasformato il ritmo stesso dell’esistenza. Il risultato è uno scarto crescente tra la velocità del mondo e la lentezza interiore dell’essere umano, intrappolato in un presente che non concede pause né occasioni di approfondimento. Su questo si confrontano due autori del pensiero europeo contemporaneo, Hartmut Rosa e Franco “Bifo” Berardi. Rosa, sociologo tedesco, legge la modernità come un regime di accelerazione totale che investe la tecnologia, la comunicazione, il lavoro e perfino le relazioni affettive. Il suo antidoto è la risonanza, una forma di riconnessione con il mondo, un modo per tornare a sentire e vivere il tempo, non solo a misurarlo. Berardi, filosofo e attivista italiano, parte dallo stesso punto di partenza ma ne scaturisce un pensiero. La società digitale ha spinto l’attenzione e l’emotività umane oltre il limite biologico. La salvezza non sta nel rallentare il mondo, ma nel rallentare noi stessi, nel coltivare una lentezza affettiva che restituisca alla sensibilità il suo valore sovversivo. Entrambi parlano dello stesso male, la perdita di esperienza. In un tempo dominato dal flusso continuo di stimoli, informazioni e automatismi, non abbiamo più lo spazio necessario per trasformare ciò che viviamo in memoria, pensiero, significato.

L’oblio dei bit

Ci sarà forse un giorno, tra qualche secolo, in cui qualcuno troverà una scheda di memoria nel terreno, come oggi troviamo una tavoletta d’argilla. La terrà tra le dita, ne studierà la forma e si chiederà: che cosa conteneva? E probabilmente non potrà mai saperlo. Abbiamo imparato a leggere i segni incisi dagli antichi Sumeri,…

[còr·po]

còrpo [latino cŏrpus «corpo, complesso, organismo»]. Termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia. La struttura fisica dell’uomo e degli animali. Con più preciso riferimento all’uomo, è in genere considerato, soprattutto in concezioni e dottrine religiose, l’elemento corruttibile, e come tale contrapposto all’anima e allo spirito. Parte principale, sostanziale di una cosa, o la parte di mezzo, la parte più grossa. Insieme di cose simili che formano un tutto omogeneo, un gruppo. Raccolta delle opere di un autore o di opere connesse per materia. Complesso di persone che formano un organismo ben determinato in sé. (Vocabolario Treccani)

Intervista ImPossibile a Friedrich Nietzsche (IIP #07)

L’AI e la morte di Dio (e dell’uomo) Quale potrebbe essere oggi la risposta di Friedrich W. Nietzsche di fronte alla rapida affermazione dell’Intelligenza Artificiale? Filosofo tedesco tra i più influenti del XIX secolo, Nietzsche (1844–1900) ha rappresentato un punto di svolta nel pensiero moderno, elaborando il concetto di superamento dell’uomo e denunciando la profonda crisi dei valori occidentali. Critico severo della morale convenzionale e “profeta” della figura del superuomo, Nietzsche ha messo in luce le illusioni dell’Occidente, proclamando la “morte di Dio” e il conseguente senso di vuoto che ne deriva.

Un messaggio in bottiglia

Sono uno dei miliardi di naufraghi della società moderna. A differenza del classico naufragio in mare, dove ci si ritrova da soli in chissà quale isola sperduta, i naufraghi sociali si ritrovano soli in mezzo alle moltitudini di altri individui, isolati, tutti con gli stessi pochi mezzi e le stesse limitate competenze logico/cognitive con cui dover affrontare la realtà della cattività Urbana.

Immaginazione e memoria digitale (POV #07)

Aleida Assmann e Lev Manovich: Chi decide cosa ricordiamo? Memoria culturale e archivi algoritmici Ogni periodo storico costruisce la propria memoria. Il nostro la affida a server, piattaforme e reti neurali. Le immagini, i testi e i suoni che produciamo ogni giorno alimentano un archivio globale, sempre accessibile, potenzialmente infinito, ma in gran parte sconosciuto. Possiamo davvero chiamarlo ancora “memoria”, o è ormai solo un flusso di dati senza organizzazione? Due studiosi offrono chiavi di lettura complementari. Aleida Assmann, storica della memoria culturale, considera il ricordare come un atto di selezione e responsabilità collettiva. Lev Manovich, teorico dei media digitali, osserva invece come la memoria contemporanea venga continuamente riorganizzata dagli algoritmi che governano i nostri archivi. Chi controlla il nostro passato, e quindi il nostro futuro?