Non confondiamo la rapidità del ragionamento con l’intelligenza

L’abitudine a premiare chi risponde in fretta, chi semplifica senza esitazione, ha finito per farci dimenticare che il pensiero autentico è un atto lento, complesso, spesso contraddittorio. Non nasce da riflessi automatici, ma dal coraggio di interrogare le possibilità, di sbagliare strada, di sostare nel dubbio. Questa riflessione — nata tra i banchi di una biblioteca senza Internet e maturata osservando i limiti delle cosiddette intelligenze artificiali — è un invito a restituire alla mente il tempo che le spetta.

LO SCHEMA PIRAMIDALE PREFERITO D'AMERICA: Perché veneriamo ancora il mito di Maslow

La semplicità non è sempre utile. La "piramide dei bisogni" di Maslow – mai intesa come tale dal suo creatore – rimane una delle finzioni più seducenti del management. La sua apparente chiarezza è tanto convincente quanto fuorviante, semplificando eccessivamente la motivazione e priva di un autentico supporto empirico. La promessa di una progressione ordinata – soddisfare i bisogni primari prima di progredire verso l'appartenenza, la stima e l'autorealizzazione – riflette una prospettiva occidentale e individualista che cancella la complessità culturale e contestuale. Inoltre, eleva l'autonomia, l'autoespressione e il successo a beni universali, marginalizzando al contempo solidarietà, sacrificio e senso del dovere.

Dioniso immortale: ancora oggi nel carnevale e nella curva sud

Un viaggio affascinante da Dioniso ai rave party e agli stadi: l’articolo racconta come il dio della follia e dell’ebbrezza, celebrato nelle Baccanti di Euripide e riscoperto da Nietzsche, abbia attraversato i secoli trasformandosi nei Saturnali romani, nel carnevale medievale e persino nelle curve degli stadi moderni. Perché da sempre l’Umanità cerca di mettere “in comune le anime” attraverso il delirio condiviso.

Contenuto batte App

È giusto progettare la portabilità delle proprie opere digitali? La storia del filologo Erich Auerbach ci insegna che possiamo farne senza e che l’ossessione di aggrapparci fisicamente ai nostri testi può essere un limitatore della creatività.

La penisola del cuore spezzato

C'è un punto del mondo in cui il confine non è solo una linea sulla mappa, ma una ferita ancora aperta. Camminare lungo il 38° parallelo significa entrare in contatto con storie che nessun libro di storia potrà mai restituire davvero. La Corea del Sud mi ha mostrato che la pace non è mai scontata e che la vera forza si nasconde spesso negli occhi di chi ha perso tutto, ma continua a sperare. Questo non è un diario di viaggio, ma un pezzo di umanità raccolto tra le pieghe di un confine che non dovrebbe più esistere.

Scopo e coscienza: due strade per interrogare il senso dell’universo

A volte sono i libri a ritrovare noi, non il contrario. Sistemando le scatole di uno dei miei tanti traslochi per lavoro, mi sono imbattuto in un volume che non ricordavo nemmeno di possedere. "Lo scopo di tutto" di Stanley Jaki era rimasto sepolto per anni, dimenticato fra carte e scaffali, eppure il suo riemergere oggi mi è sembrato carico di significato. Quelle pagine, dove scienza, filosofia e teologia si intrecciano per interrogare il destino dell’universo, mi hanno spinto a scrivere queste righe, mettendole in dialogo con un’altra lettura recente: un libro di Federico Faggin, diverso per impostazione ma animato dalla stessa, inesauribile domanda di senso.

NONNA, FACCIAMO FILOSOFIA?

Il racconto di un'esperienza di filosofia che coinvolge una nonna e la sua nipotina Gaia di otto anni e mezzo. Un dialogo che nasce dalla domande curiose, insolite e imprevedibili di una bambina che non si limitano a dei perché, ma nascono da una ricerca di risposte nette che non potranno mai essere tali.

AI e il post-umano (POV #04)

Yuval Noah Harari e Franco “Bifo” Berardi: Il destino dell'umanità nel passaggio all'Intelligenza Artificiale. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale e delle biotecnologie ha proiettato la civiltà umana su un passaggio storico senza precedenti. Se l’Homo sapiens è stato il padrone del pianeta grazie alla sua capacità unica di creare “realtà immaginate” come nazioni, leggi e denaro, oggi queste stesse finzioni collettive entrano in crisi di i fronte alla logica degli algoritmi, capaci di generare senso, immagini e decisioni senza coscienza. Per Yuval Noah Harari, questo passaggio segna l’inizio di una nuova fase evolutiva. L’AI rappresenta la continuazione della storia naturale attraverso la tecnologia, un’ulteriore “rivoluzione cognitiva” che potrebbe condurre l’uomo a trascendere i limiti biologici, fondendo intelligenza organica e artificiale in un’unica rete globale. Per Franco “Bifo” Berardi, invece, lo stesso passaggio segna un punto di rottura. L’AI non ci porta oltre l’umano, ma dentro una nuova forma di impotenza. L’automatismo tecnico che governa la realtà non pensa, ma decide. È la realizzazione di un mondo che funziona senza bisogno di senso. L’intelligenza artificiale è il compimento dell’evoluzione umana o il segno della sua fine?

Il capitale invisibile

Quando pensiamo all’economia, la mente corre subito a immagini concrete: fabbriche brulicanti di operai, catene di montaggio che non si fermano mai, bilanci e merci che cambiano mani. Tutto questo esiste ancora, ma oggi il cuore pulsante della ricchezza si trova altrove, in un luogo meno visibile e più profondo. È la conoscenza. Invisibile come l’aria, eppure indispensabile come l’ossigeno, la conoscenza è ciò che rende possibili le invenzioni, le imprese, le rivoluzioni tecnologiche. Senza di essa, nessun capitale finanziario, nessuna risorsa naturale, nessuna macchina avrebbe valore.

Oltre il visibile: la coscienza che ridefinisce il nostro rapporto con il pianeta

Stiamo vivendo tempi di crisi ecologica e sociale che richiedono un cambio di paradigma non solo nelle politiche e nelle tecnologie, ma nella nostra stessa percezione di ciò che siamo e del nostro rapporto con la natura. L’articolo si ispira a riflessioni di Tom Murphy "Animistic Physics” e al libro di Federico Faggin "Oltre l’invisibile", per parlare di come la coscienza – intesa come esperienza universale – possa diventare un ponte verso una trasformazione profonda, sia individuale che collettiva. Non si tratta solo di scienza di frontiera, ma di un richiamo aperto a tutti a riscoprire la nostra interdipendenza con la vita e il pianeta, coltivando consapevolezza, responsabilità e nuovi modelli di cura.

Caino non è il cattivo che pensi: le 6 lezioni (scomode) di Camilleri

Caino non è il cattivo che pensiamo. Rileggendo Autodifesa di Caino di Camilleri ho trovato sei lezioni attualissime su colpa, scelta e convivenza: come nasce la violenza (e come prevenirla), perché la responsabilità limita la vendetta, e come le istituzioni servono a riparare più che a punire. Non è un mito lontano: parla di noi, oggi—tra paura, conflitti e bisogno di regole giuste.

Non stiamo forse sostituendo Dio con la Macchina?

Numerosi sono i filosofi che oggi sostengono che "prima di umiliare le macchine per esaltare noi stessi, dovremmo per lo meno assumere una postura più modesta". Nel dire questo i filosofi tradiscono l'ansia di esaltare l'intelligenza della macchina. Questi filosofi, abbagliati dalla presenza della macchina, orientati -più o meno consapevolmente- a spacciare merce filosofica di facile mercato nel tempo presente, non si avvedono di ripercorrere stancamente i passi di una delle più antiche questioni filosofiche: la prova dell'esistenza di Dio. ciò che oggi accade è questo: non si cerca più dio, si cerca la macchina. Si sostituisce a dio la macchina. Laddove si evidenziava la stupidità umana nel confronto con Dio, oggi si cerca di dimostrare la stupidità umana confrontando l'umano con la macchina. L'essere umano, cosciente dei propri limiti, resta capace di volgere gli occhi al cielo. Ma i filosofi, che erano, e potrebbero essere, umani che continuamente insegnano agli umani ad essere sempre più pienamente umani, si sono venduti alla macchina.

3I/Atlas, l'Eternauta e il viaggiatore interstellare.

Malgrado ciò che l'uomo decide di fare di se stesso nel disporre della propria vita giorno per giorno, siamo esploratori. Lo siamo sempre stati. Se di una frase volessimo fare nostro prologo ed epilogo varrebbe la pena fosse: “Fatti non fummo per viver come bruti” poiché ci rappresenta come concezione del nostro Io. Com'è vero che da qualche parte ognuno di noi insegue il suo tesoro: esplorando la rotta maggiore nel suo personale grande blu.

Project Manager Hacker in tempi di scosse

Questo articolo dialoga idealmente con il libro Project Management Emergente, che ho letto e da cui ho tratto molti spunti per ripensare il ruolo del project manager nell’epoca dell’incertezza. Le riflessioni di quel volume, unite alle idee di Ulrich Hermanns sul “quarto shock”, tracciano insieme un nuovo orizzonte per la disciplina.

Alzare i tassi, abbassare il controllo. Appunti di project management hackerato

L’altro giorno, in un raro slancio di ordine domestico, ho deciso di mettere mano a un paio di scaffali della mia libreria. Fra volumi dimenticati e vecchi appunti, mi è capitato tra le mani qualcosa che non ricordavo nemmeno di possedere: *Io sono Giorgia*, l’autobiografia dell’attuale presidente del Consiglio. Nulla contro la persona – non è questo il punto – ma molto, moltissimo ci sarebbe da dire sulle scelte politiche del suo partito, specie di fronte al silenzio e alle ambiguità che circondano il genocidio in Palestina. Ma non è questo l’argomento che voglio affrontare qui. Chi mi legge sulla *Stultifera Navis* sa che il tema che porto avanti è quello del **project management hackerato**, un modo diverso di pensare la gestione dei progetti, più critico e sistemico, meno allineato al gergo aziendale e più vicino all’analisi delle strutture profonde del potere e dell’organizzazione. Così, invece di riporre quel libro, ho deciso di liberarmene: l’ho lasciato in una di quelle edicole di *bookcrossing* che amo frequentare, nella speranza di separarmene per sempre. E proprio lì, come spesso accade quando si lascia spazio al caso, ho trovato qualcosa di molto più stimolante: un libro dimenticato ma in ottimo stato, quello che troverete citato in appendice. Leggendolo, ho cominciato a riflettere su alcune idee che collegano l’economia, la politica e la gestione dei progetti. Idee che, come scoprirete tra poco, partono dal semplice atto di “alzare” o “abbassare” i tassi di interesse e arrivano a raccontare molto di più: il modo in cui governiamo sistemi complessi senza mai controllarli davvero.

Confessioni di una "disconnessa"

Non ho portato nulla a casa dal mio viaggio se non ciò che non si può comprare: silenzio, lentezza, presenza. Ho spento il telefono per più di un mese, mi sono scollegata dal mondo digitale e connessa a qualcosa di molto più profondo.